Internet come ambito di studio particolare
The more you squeeze, the more it changes shape."
Jim Costigan (in Jones, 1999:12)
I
media comunicativi in genere, e internet in particolare, pongono al
ricercatore il problema di essere allo stesso tempo sia contesto dello
studio che oggetto di esso.
Se, infatti, il fulcro
dell’attenzione del ricercatore è sul contenuto della comunicazione che
avviene tramite il medium tecnologico, il ricercatore non potrà
comunque esimersi dal considerare le influenze del medium sul contenuto
e sull’argomento della comunicazione stessa, considerando pertanto il
medium non solo più come contesto, ma anche come oggetto di studio. Se,
al contrario, l’attenzione è centrata sull’uso del medium tecnologico
in sé, il ricercatore non potrà comunque evitare di considerare come il
contenuto della comunicazione possa influenzare tale uso e, spesso,
trasformarlo.
Di conseguenza, il confine tra i due punti di vista, medium come contesto o medium come oggetto, è labile, indefinito e difficilmente tracciabile. Naturalmente, anche nella presente analisi tale ambiguità si manifesta, come si potrà constatare nel seguito della trattazione.
Chiarita tale premessa, passiamo ora a delineare le caratteristiche peculiari di internet come oggetto di studio, ma anche dei metodi utilizzati per studiare la comunicazione che avviene al suo interno.
Fin dai primi studi sistematici sulla
CMC, uno dei problemi che dovevano affrontare i ricercatori era quello
legato al tipo di metodo da usare. Come si è visto nel terzo capitolo,
nei primi anni di ricerca, quando si studiavano le piccole reti interne
alle organizzazioni, fu adottato il metodo dell’esperimento in
laboratorio. Esso però si rivelò inadatto e spesso fuorviante,
principalmente per tre ragioni: primo, i gruppi studiati in laboratorio
sono “artificiali” e de-contestualizzati, secondo, essi sono molto più
piccoli di quelli che si trovavano in rete e, terzo, lo schema
dell’esperimento, condotto sotto condizioni controllate, è troppo in
contrasto con le condizioni naturali di comunicazione (Sudweeks e
Simoff, 1999).
Inoltre, soprattutto da quando la CMC è diventata un
fenomeno planetario con la nascita di internet, la ricerca su questo
campo ha mostrato di essere una ricerca particolare rispetto a quelle
classiche, in quanto l’oggetto di ricerca stesso lo è: internet è in
continua e veloce evoluzione, cambia la sua configurazione e i suoi
supporti tecnologici con sempre più rapidità.
Allo stesso modo la forma stessa della comunicazione in internet muta di continuo: l’uso del linguaggio è creativo e si formano continuamente nuovi significati per termini già esistenti o neologismi impensati. Questa mutevolezza rende difficoltosa la replicabiltà della ricerca e, di conseguenza, l’applicazione di analisi quantitative di tipo statistico (Sudweeks e Simoff, 1999: 38).
Internet è un insieme eterogeneo
di numerose e diverse strutture socioculturali, diverse non solo per
lingua, cultura, religione ma anche per interessi, idee politiche,
gusti: in una stessa comunità virtuale su un determinato argomento si
incontrano persone che possono vivere agli antipodi del pianeta, ma che
sono accomunate dallo stesso interesse. La comunità che si viene a
formare è quindi molto più complessa di quella che si avrebbe se i
partecipanti venissero tutti dalla stessa nazione o cultura. La
complessità culturale presente in rete è un altro problema che deve
affrontare la ricerca, ma potrebbe anche essere una risorsa.
A tale complessità culturale va aggiunta anche una complessità tecnica: la comunicazione in rete non è infatti solo una comunicazione tra persone ma anche tra persone e database. Gran parte dell’informazione in rete, in qualsiasi forma essa sia espressa, permane nel tempo, non viene distorta ne dimenticata: ciò non significa che sia accurata di per sé ma, giusta o sbagliata che sia, essa è comunque persistente.
Chiaramente a monte di questo discorso c’è la decisione su quale informazione mantenere nella memoria della rete e quale invece cancellare o dimenticare. Spesso tale decisione non è presa da chi mette tale informazione in rete, ma da altri che decidono di tenerne traccia, magari all’insaputa della fonte.
Tale possibilità viene
spesso sfruttata da chi è interessato a tracciare i profili di
determinati utenti, target di possibili prodotti da vendere, in modo da
conoscerne in maniera dettagliata gusti e tendenze, così da poterli
anticipare ed offrire sul mercato.
Considerare la
persistenza dell’informazione secondo tale prospettiva significa
considerare internet come un “storage-medium”, piuttosto che un medium
di comunicazione.
Ma se lo scopo è, come nel nostro caso,
analizzare internet per capire come si crei cultura e socialità al suo
interno, è più utile guardare alla persistenza non come persistenza
dell’informazione trasmessa tra gli utenti, ma come persistenza
dell’ordine in cui essi organizzano l’informazione.
Tale
organizzazione è la traccia che essi si lasciano dietro quando si
muovono nel ciberspazio, ma anche il ricordo degli incontri fatti al
suo interno: tale organizzazione è “la connessione tra le connessioni”
(Jones, 1999: 7).
Negli ultimi dieci anni la ricerca su
internet è cresciuta enormemente e, anche se non esiste ancora un campo
di studio denominato “Internet Studies”, quasi sicuramente esso
nascerà entro breve (Jones, 1999: xi).
Probabilmente la
difficoltà nel sistematizzare tale disciplina risiede nel fatto che
l’oggetto di studio in questione è, come affermato finora, mutevole,
flessibile, eterogeneo e che, di conseguenza, la disciplina atta a
studiarlo debba essere essa stessa poco rigida, poco definita, in modo
da saper sempre cogliere i mutamenti della realtà studiata.
Il
fatto che internet sia una “rete schizofrenica dalle personalità
multiple” (Jones, 1999: xx) presuppone che i ricercatori che intendono
studiarla adottino un certo grado di riflessività, siano cioè sempre
consapevoli di come si stanno muovendo nella loro analisi e di quanto
influenzano, e sono a loro volta influenzati, da internet stesso18.
Tutti
noi, infatti, siamo degli accorti ed evoluti “media consumers”, ormai
smaliziati di fronte alla condizione post-moderna di sovraccarico
informativo che internet ci propone, e tutti, ricercatori compresi,
consideriamo internet come “normale”.
Chi intende analizzare il fenomeno internet, o uno dei suoi aspetti, deve però uscire da tale normalità, sforzarsi di adottare punti di vista multipli ed alternativi: deve comprendere che ogni immagine che si ha dell’audience porta con sé anche un’interpretazione, un’idea, su chi sia il ricercatore in relazione a tale audience (Jensen and Pauly, 1997). I ricercatori devono cioè tener presente che, grazie in parte alla facilità e diffusione di internet, siamo tutti in ogni momento coinvolti in processi comunicativi incredibilmente ricchi di significato.
Jones (1999: 11) sostiene che i ricercatori dovrebbero essere riflessivi nella loro analisi anche per un altro motivo: internet deve gran parte della sua esistenza e concettualizzazione proprio all’ambiente accademico, il quale a sua volta ne è intriso, essendo ormai internet uno strumento quotidiano ed irrinunciabile dell’attività di ricerca in genere. I ricercatori tenderebbero, quindi, a concepire e a guardare internet con un occhio accademico, forse un po’ troppo pigro verso quegli aspetti del fenomeno che ormai sono indipendenti dall’accademia. Da una tecnologia nata per comunicare e far circolare saperi, internet è, infatti, velocemente diventata anche una tecnologia commerciale, fatta per vendere e per essere venduta essa stessa.
Dopo questa breve introduzione sulla
peculiarità di internet come oggetto di studio, mi occuperò ora di come
esso venga studiato.
Proprio la persistenza e la tracciabilità dell’informazione rendono internet una tecnologia “facile” da esaminare. Molti sono interessati a individuare le reti che stanno dietro il flusso di comunicazione online, seguendo il percorso che i messaggi, le e-mail, e i pacchetti di informazione in genere, intraprendono nella rete; altri si occupano di aspetti più tecnici come i protocolli di comunicazione, i componenti hardware e software utilizzati.
Altri ricercatori sono invece più interessati a
capire il ruolo e le implicazioni di internet all’interno della nostra
società, interpretandolo non solo come una tecnologia, ma anche come
medium comunicativo e sociale. Il presente lavoro di tesi, si inserisce
in questo terzo tipo di interesse, interesse che peraltro era già dei
ricercatori che fin dalla nascita dei media tradizionali hanno cercato
di comprenderne le implicazioni e le reciproche influenze sulla
società.
A questo punto vale la pena chiedersi se i metodi che varie discipline, come la sociologia, l’antropologia, la psicologia e la storia, hanno utilizzato per analizzare media come la stampa, la radio, la televisione, siano adatti all’analisi di internet.
La
risposta non è semplice e, come già sostenuto nella sezione precedente,
la maggior parte dei metodi convenzionali sono tutt’oggi validi, anche
se molto dipende dal tipo di domande a cui la ricerca su un determinato
medium comunicativo vuole rispondere. Quesiti, interessi ed oggetti di
ricerca differenti possono richiedere metodi ed approcci più o meno
positivi o più o meno qualitativi.
Ma, come mostrato nelle
pagine precedenti, internet è un medium nuovo e particolare, che ha
portato con sé contesti e concetti nuovi nell’idea di comunicazione.
Per tale motivo i metodi classici devono essere applicati in maniera
più flessibile e, in un certo senso, adattarsi alla specificità
dell’oggetto di studio.
Grazie all’hardware e al software che internet utilizza, i ricercatori dispongono delle tracce testuali dell’interazione, create istantaneamente nel momento della loro enunciazione. Per gli studiosi interessati all’analisi del discorso, alla critica letteraria dei testi, agli studi di retorica e all’analisi testuale e del contenuto, internet potrebbe rappresentare un ambiente di ricerca molto interessante.
Ma le questioni sociali che circondano e permeano internet sono molto più complesse da dipanare che non il testo con il quale si crea l’interazione online. Molti sono infatti gli interrogativi che internet porta con sé: esso ci rende più vicini o ci allontana e ci isola? E’ la base per una società più flessibile e meno dipendente dai legami tradizionali forti, oppure al contrario è ciò che rafforzerà e difenderà tali legami, permettendo la vicinanza e l’interazione anche a distanza? E’ ciò che ci dividerà tra chi controllerà l’informazione e chi no? Oppure tale divisione c’è sempre stata, ma con internet è solo più visibile? I ricercatori sono impegnati a rispondere a tali domande, cercando di capire cosa succede quando una determinata tecnologia, con particolari modalità di invio dell’informazione, di creazione dell’identità dell’utente e dei suoi comportamenti e di definizione della responsabilità, diviene il medium principale per lo scambio di informazione e sapere.
Come si può intuire la sfida non è delle
più facili, prima di tutto perché internet è un fenomeno sfuggente e
difficilmente misurabile.
Come in tutti i campi di ricerca,
anche nella ricerca su internet si è riproposto lo scontro tra
approccio quantitativo e approccio qualitativo.
Il primo si
propone di spiegare i fenomeni, ricercando le regolarità e le strutture
tangibili che esistono nel fenomeno osservato, il quale è visto come
totalmente esterno al ricercatore che, per arrivare ad una spiegazione
generalizzabile e predittiva, deve essere un osservatore obiettivo e
non partecipante. Per ottenere questo risultato vengono usate tecniche
che ricercano e creano variabili misurabili del fenomeno e arrivano
alla creazioni di modelli che spiegano le relazioni tra le variabili,
tramite metodi matematici e di inferenza statistica.
In questo caso si definiscono delle variabili in grado di “quantificare” il fenomeno online di interesse, come per esempio la frequenza di contatti tra determinati utenti, il numero di volte che determinati termini intercorrono nel discorso online di una comunità, il numero di connessioni ad un determinato sito etc.
L’approccio qualitativo, invece, non è interessato alla generalizzabilità dei propri risultati, in quanto l’obiettivo che si propone non è quello di spiegare, ma quello di comprendere il fenomeno osservato. L’oggetto di ricerca non è quindi una popolazione o un campione di casi su cui fare inferenza statistica, ma pochi o singoli casi. Lo studio di caso nella ricerca qualitativa è lo studio di una pratica sociale nel campo di attività in cui essa viene praticata. Di conseguenza il ricercatore è un ricercatore sul campo, che spesso partecipa al fenomeno studiato e le cui fonti di dati non sono misurazioni di variabili, ma le sue esperienze e le interviste in profondità fatte ai partecipanti stessi. In questo modo il fenomeno studiato non viene separato dal suo contesto.
Se
l’approccio quantitativo utilizza le variabili, quali strumenti
utilizza l’approccio qualitativo per analizzare la rete?
Pauly (1991) individua tre modi in cui la ricerca qualitativa studia la comunicazione di massa: prodotto, pratica, cronaca:
- Lo studio di internet come prodotto vede la comunicazione online come l’insieme di forme simboliche tramite le quali l’esperienza acquisisce significato.
- Lo studio di internet come pratica pone l’attenzione sui processi culturali piuttosto che sui prodotti, focalizzandosi sulla comprensione di come online si organizza e si istituzionalizza il processo di formazione del significato, il quale a sua volta può influenzare anche le decisioni offline.
- Lo studio
di internet come cronaca si propone di guardare a internet come luogo
comune, come fenomeno culturale di massa. Ad esempio quando si parla di
internet come della “realizzazione del villaggio globale” o come
“coscienza collettiva in rete” o quanto ci si preoccupa della diffusa
“internet-addiction”.
Chiaramente l’approccio qualitativo è maggiormente adatto allo studio delle comunità, sia online che offline, e dei processi che sottostanno alla creazione della loro identità e cultura condivisa. Come si sosterrà più avanti, infatti, i processi di creazione di reti di significato, che stanno alla base sia delle comunità online che offline, molto spesso sono più simili di ciò che si potrebbe pensare, dimostrando come la comunità online sia una comunità “reale” come quelle offline.
Al di là
dell’incontro/scontro tra approccio qualitativo e quantitativo,
un'altra dimensione caratterizza la ricerca su internet, così come ogni
tipo di ricerca: dove vengono indirizzati i fondi.
Internet è un medium comunicativo e un fenomeno commerciale relativamente nuovo che muove numerosi interessi. E’ chiaro, quindi, che vi sia molta attenzione e molto denaro disponibile per le ricerche di tipo predittivo (Jones, 1999), cioè per quegli studi che hanno lo scopo di capire come saranno gli scenari futuri legati ad internet. Tale situazione è già avvenuta per altri medium al momento della loro ascesa e diffusione, come la televisione.
La novità di internet stimola
comunque interesse anche per le ricerche di tipo descrittivo, dato che
esiste un’enorme richiesta di conoscenza ed informazione su questo
nuovo medium e sui fenomeni ad esso legati.
Rice (1989) individua due tipi diversi di ricerca sulla CMC di tipo descrittivo, a seconda dei loro scopi: se la ricerca ha l’obiettivo di acquisire informazioni utili per il miglioramento della progettazione dei componenti e fornisce dei feedback durante il design, l’implementazione e l’uso dei sistemi , essa sarà di tipo formativo; se la ricerca è finalizzata a dare una descrizione di come un sistema influenzi gli attori coinvolti, così come il più ampio contesto sociale in cui è inserito, a capire quali siano gli effetti previsti ed imprevisti e in quale misura vengano raggiunti gli obiettivi preposti, la ricerca sarà di tipo riassuntivo.
La presente analisi si inserisce chiaramente all’interno delle ricerche di tipo descrittivo, anche se alcuni dei risultati possono essere utilizzati per tentare di capire quale sarà il futuro dello scambio di saperi e della condivisione di pratiche nella dimensione online. Non vi è però alcun tentativo di fornire uno scenario articolato ed esaustivo della situazione futura di tali fenomeni. L’analisi, inoltre, non è di tipo formativo, in quanto finalizzata alla comprensione degli effetti e dei processi in atto durante l’uso del medium e non nella sua progettazione.
Dopo quest’ampia introduzione sulla specificità del fare ricerca su internet, mi occuperò ora di fornire una breve descrizione delle principali metodologie disponibili per attuare tale ricerca19.
Va
precisato nuovamente che ogni disegno di ricerca e ogni metodo può
essere più o meno adatto a seconda di quali quesiti su internet ci si
pone e di quale aspetto della rete si vuole analizzare. Anche per lo
studio di internet valgono gli stessi principi che orientano i
ricercatori nella scelta del metodo più adatto per analizzare i tanti
aspetti e fenomeni della realtà sociale, tenendo però conto delle
specificità che caratterizza tale ambito di ricerca.
18 Il concetto di riflessività della ricerca è stato introdotto da Bloor (1976), nel suo “Programma per il relativismo forte”, introducendo quattro principi per il sociologo della scienza:
- causalità: il ricercatore deve trovare le cause che spiegano determinate credenze scientifiche e considerarle tutte.
- imparzialità: il sociologo non si schiera rispetto al vero/falso o rispetto al successo/insuccesso di una credenza; la sua analisi si applica anche al falso e al fallimento.
- simmetria: tutti gli elementi che spiegano una credenza scientifica hanno pari dignità, in quanto l’oggetto di analisi è il processo di creazione di un significato condiviso;
- riflessività: il ricercatore deve applicare gli stessi principi di causalità, imparzialità e simmetria al suo stesso lavoro di ricerca e analisi.
19 Per un discorso più esaustivo sulla metodologia della ricerca su internet si consulti il validissimo testo di Steve Jones (1999), Doing Internet Research, da cui sono tratte anche le informazioni presenti in questa trattazione.