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I ruoli nel processo di progettazione e-learning: la figura del subject matter expert

L’e-learning ha provocato un cambiamento di paradigma nel processo di apprendimento e insegnamento, per i discenti, i formatori e tutte le figure coinvolte nel processo formativo.

E’ un nuovo modo di fare formazione dove insegnanti e corsisti non condividono lo stesso spazio fisico e si cerca di creare un ambiente di apprendimento diverso dell’aula tradizionale. Secondo Khan[1] siamo abituati a insegnare e apprendere in sistema chiusi e l’apertura dell’e-learning rappresenta per tutti una novità pur richiedendo un cambiamento di mentalità.

Per questo la formazione a distanza non ha certamente gli stessi professionisti che troviamo nella formazione tradizionale in presenza.

L’introduzione di nuove tecnologie nella didattica e il poter lavorare in una nuova e sfidante dimensione, fa sì che ci siano delle nuove professionalità.

Nel processo di sviluppo dei contenuti e-learning Khan segnala la necessità di un sapere specifico in relazione agli argomenti che si svilupperanno al corso, poter elaborare una mappa concettuale, stendere in dettaglio i testi, e garantire la qualità e la scientificità dei materiali, questo sapere specifico è legato allo sviluppo delle nuove skills professionali.

Tra questi “nuovi” professionisti, nel processo di instructional design Morrison identifica quattro figure:

  • Instructional designer (ID): è la persona che coordina il piano di lavoro, è il primo responsabile del processo di instructional design;
  • Instructor: pianifica e conosce le procedure e anche i bisogni degli studenti;
  • Subject matter expert (SME): persona qualificata che fornisce informazione sia sui contenuti che sulle risorse, è responsabile di controllare i contenuti, i materiali e le prove di valutazione dei corsisti;
  • Evaluator: persona che assiste lo staff nello sviluppo di strumenti per la valutazione dei saperi dei corsisti , anche della validità e dell’efficacia degli strumenti utilizzati, contenuti, test, metodologie, etc. ( evalutation e assessment sono vitali in nel processo formativo) [2].

L’attività dell’ID è un lavoro d’ingegneria per creare un oggetto / prodotto che aiuta i corsisti a acquisire conoscenze e/o capacità.

La figura più nominata di questo processo è l’Instructional designer che si occupa di individuare i fattori che consentono di produrre uno schema didattico che sia:

  • efficace: capace di generare un apprendimento significativo e duraturo;
  • efficiente: che renda l’apprendimento possibile in un tempo ragionevolmente ristretto, la tendenza aziendale è restringere ogni volta di più i tempi;[3]
  • accattivante: che attiri l’attenzione costante del corsista e lo coinvolga nel processo di apprendimento;

L’ ID propone metodi e le tecniche più efficaci, per facilitare l'apprendimento. La situazione di apprendimento ha delle variabili fondamentali delle quali tener conto come:

1. risultati desiderati;

2. condizioni di istruzione:

  • le caratteristiche dell'allievo i suoi stili cognitivi ecc.;
  • tipologia di apprendimento: che cosa devo insegnare? Quali concetti ? Fatti? Abilità? Procedure?
  • ambiente di apprendimento (costrutto molto complesso)[4]

Il risultato sarà la qualità dell'apprendimento perché si è reso il processo efficace, efficiente e attraente; il risultato è la modalità con cui si raggiunge l'obiettivo, non l'obiettivo.

La figura dell’ ID è fondamentale nel processo di progettazione perché determina “come” insegnare; è il SME che determina “cosa” insegnare basandosi sulla task analysis e sul content analisysis.

Uno dei problemi più delicati, ad esempio è la negoziazione fra l’instructional designer, il content manager e l’esperto dei contenuti. La trasformazione di un testo scritto da un autore in un contenuto didatticamente significativo manda in genere in crisi l'autore e mette in una situazione di disagio l'ID che deve riscrivere il contenuto prescindendo dalla visione dell’autore sull’efficacia didattica della forma del suo testo originale.

In ambito aziendale l’esperto dei contenuti può essere una persona con conoscenza acquisita in forma teorica o pratica, che può con la sua conoscenza far crescere e aumentare le possibilità di successo, è specializzato in un tema focalizzato, mettendo in gioco la creatività e tutta la sua expertise.

Un'altra figura che partecipa alla progettazione è il content manager; è la prima figura che si interfaccia con l’esperto dei contenuti (SME), è la persona che estrae i contenuti dall’esperto. Il content manager è il manager che contribuisce e garantisce la qualità del LO (learning object), svolge tutte le fasi caratterizzanti di un processo di produzione di un LO, in particolare:

  • costituzione dei team di progetto,
  • progettazione informativa,
  • definizione fasi e tempi della produzione;
  • simulazione costi di produzione;
  • progettazione e realizzazione interfacce utente;
  • creazione e/o ricerca materiali contenutistici (insieme al SME);
  • stesura storyboard dei LO;
  • montaggio LO.

Più avanti svilupperò, dal mio punto di vista, i modi per interfacciarsi con un SME sulla base di una ipotesi di tipologia che ho sviluppato durante il mio tirocinio.

Il prof. Mario Rotta[5] segnala una criticità per quanto riguarda il SME e dice: spesso all'esperto dei contenuti viene delegato tutto, perchè siamo ancora legati a un modello formativo in cui all'esperto viene attribuita la totale responsabilità di quello che dirà. Però da quando quello che dice l'esperto va mediato da una interfaccia, non si può delegargli la responsabilità del contenuto, e non solo perché si sta allestendo un ambiente sofisticato (on line), ma perché si usa una modalità di comunicazione didattica del contenuto di cui l’esperto non ha cognizione, nella maggior parte dei casi. È importante domandarsi sempre se l’esperto non si è mai posto il problema di quando e se sia opportuno usare una strategia diversa da quelle a cui si è abituato.

È per tutto questo che il content manager deve creare i contenuti in un modo diverso, l'esperto dei contenuti nella maggior parte dei casi, sa sicuramente scrivere un libro e fare lezione, diverso è produrre un LO.

Non si può quindi delegare tutto all'esperto dei contenuti perchè l'esperto scrive contenuti che vanno bene per un libro, non per un LO.

Il SME deve essere disposto a mettersi in gioco ed entrare dinamicamente in relazione con il content manager. L’idea che si deve superare è quella dell'esperto fuori scena, in realtà va messo in gioco insieme alle altre figure professionali.

Focalizziamo ancora di più la figura del SME. Secondo Morrison in alcuni casi svolge un ruolo di consulente, non è un impiegato, però, in ambito universitario si associa questa figura a quella del professore e l’ID assume il ruolo di consulente. Questo scambio di ruoli ci porta anche a non fare la distinzione dei ruoli, a mio avviso fondamentale in un progetto e-learning.

Il SME dispone i contenuti in modo che rispondano al prodotto desiderato, è chi decide “cosa” insegnare, determina di cosa c’è bisogno per sviluppare il processo di acquisizione di conoscenze e abilità da parte del corsista.

Tesi di Laurea di Maria de los Angeles Castro

"Il subject matter expert nell'e-learning"

Relatore: Prof Mario Rotta

Correlatore: Prof Maria Ranieri


Facoltà di Scienze della Formazione - Facoltà di Ingegneria

Master “Progettista e gestore di formazione in rete”

Anno Accademico 2004-2005