Le comunità virtuali di apprendimento
Le comunità rappresentano gli spazi sociali, intesi come luogo di incontro, fisico o virtuale, per la produzione, la gestione e la distribuzione della conoscenza; il nuovo contesto allargato il sapere origina e si alimenta dalla condivisione, dallo scambio, dalla partecipazione alle pratiche sociali e culturali in essere nei gruppi di individui (D. Aprea, 2003).
L'evoluzione tecnologica amplifica le opportunità di contatto ridefinendo le logiche spazio-temporali che vincolano la comunicazione; l'ambiente virtuale, come quello reale, è il luogo dove prende forma l'interazione, pur nella complessità delle sue forme mediatiche; il cyberspazio connette le menti e prende corpo veicolando e aggregando le informazioni, conoscenza, comportamenti, procedure e stati d'animo. L'espressione in uso nel settore, moodnet, intesa come rete di relazioni attraverso cui le persone attuano la condivisione virtuale di componenti razionali e condizioni emotive, deriva dal termine inglese mood, che si riferisce ad "umore, stato d'animo .
L'accezione di moodnet esplica dunque quel concetto di mente collettiva, intesa come rete di menti disseminate e lontane che emergono dall'isolamento potenziale e volontariamente si incontrano, si conoscono, si rapportano, si confrontano e si comportano secondo un gioco di ruoli dinamico, fatto da linguaggi comuni e dall'agire condiviso all'interno di un contesto che spesso gli stessi membri hanno contribuito direttamente a originare e definire, che li accoglie come tali, legittimandone e sostenendone la partecipazione (D. Aprea, 2003).
La scelta di far parte di questa entità è libera e volontaria, comportando però un'assunzione di responsabilità verso gli altri: si richiede impegno e investimento a livello individuale e di gruppo. La capacità di abbandonare la tradizionale ottica di controllo, che interpreta le comunità come luogo sociale da gestire e monitorare, in funzione di un'ottica cooperativa ed empatica, è l'input concettuale che può condurre alla descrizione della community come spazi di autonomia, spontanea e motivata partecipazione, in cui i soggetti facilitatori dovrebbero agire per portare in luce le ragioni, le logiche, le prospettive concrete di specifiche comunità .
Wenger enfatizza il processo dialogico legato all'apprendere in termini di partecipazione e reificazione da un lato, e basi propri meccanismi sulla mediazione tra la dimensione informativa e partecipativa, dall'altro:
"l'apprendere può essere definito come un riallineamento di esperienza e competenza; esiste uno squilibrio quando questi due elementi sono troppo distanti o troppo vicini per produrre la necessaria tensione generativa (Wenger, 1998).
L'apprendere è parte dello stesso processo che comprende il diventare membro attivo della comunità : il concetto di identità , inteso come sviluppo del sé attraverso la condivisione e la partecipazione alla comunità stessa, diviene una delle caratteristiche preponderanti delle comunità di pratica, dove il processo di costruzione dei significati viene strettamente correlato a quello di costruzione dell'identità : la responsabilità dell'apprendere risulta così condivisa fra i membri del gruppo, all'interno del quale ciascuno contribuisce con le sue conoscenze e capacità individuali.
L'apprendimento collaborativo può essere declinato secondo due diverse modalità strategiche, una definibile come diretta, dove cioè qualcuno gestisce e dirige l'intervento formativo proponendo attività collaborative, l'altra indicabile come mutuata o reciproca: in questo senso si indica una collaborazione fra individui, in rete e non, come nucleo fondamentale dell'apprendimento, basato cioè sulla condivisione di esperienze, sull'individuazione delle migliori strategie e pratiche d'aiuto reciproco nell'affrontare la risoluzione dei problemi quotidiani nella propria attività o professione (G. Trentin, 2001).
Ciò che consente la nascita di una comunità di pratica è l'esigenza di un apprendimento orientato allo svolgimento di un compito e la costruzione, attraverso la condivisione di obiettivi e di pratiche, di un'identità collettiva.
Una comunità , costituita da un insieme di individui, diviene comunità di pratica quando tra questi si stabilisce un mutuo impegno per la realizzazione di un'impresa comune: ogni membro negozia all'interno della comunità il proprio ruolo e il modo in cui svolgerlo, e questo sarà il punto di partenza per la costruzione dell'identità del singolo al fine dello svolgimento dell'impresa comune.
Il procedimento messo in atto ricalca il mutuo aiuto reciproco che avviene tra colleghi: se viene fornita una soluzione da una persona che ha già affrontato una problematica analoga, è molto probabile che questa soluzione (già verificatasi esatta) sia appresa più velocemente, in quanto legata ad una situazione reale, contingente e importante per la persona che ha richiesto aiuto; la procedura verrà incamerata come il modo per risolvere il problema, rendendo esplicita una conoscenza implicita.
Questo tipo di esigenze formativi viene riscontrato in due casi distinti (E. Wenger, 1998):
- L'esigenza di dare continuità alla stessa comunità attraverso forme di assistenza reciproca fra i neo-formati.
- L'esigenza di creare comunità professionali ispirate ai modelli della condivisione della conoscenza.
Il momento di maggior criticità si ha quando, terminata l'azione formativa specifica, il partecipante prova a mettere in pratica ciò che ha precedentemente appreso, basandosi esclusivamente sulle proprie forze e sugli skill acquisiti; per quanto possa essersi impadronito dei contenuti del corso e delle meta-abilità cognitive richieste, spesso non è in grado di tradurle da subito in capacità applicative.
E con l'insorgere delle prime difficoltà , il senso di isolamento può indurre a una demotivazione e ad una frustrazione tali da vanificare gli sforzi formativi finora compiuti. Esiste quindi la forte esigenza di creare dei momenti di continuità fra l'attività di formazione e le attività di trasferimento, con azioni di sostegno in rete; tali azioni possono essere già previste all'interno dello stesso percorso formativo o attivate dagli stessi ex-corsisti.
Nel primo caso è l'erogatore del corso a farsi carico dell'assistenza via rete della fase di accompagnamento dei corsisti; nel secondo caso, il sostegno fra pari si concretizza nel self-help fra gli stessi partecipanti: si crea autonomamente di una comunità di ex-corsisti che si mantengono in contatto, a valle dell'intervento formativo, per aiutarsi e sostenersi nell'applicazione di quanto appreso, socializzando i problemi e ancor meglio, le strategie e le soluzioni d'impiego delle nuove conoscenze (E. Wenger, 1998).
Se nel caso delle comunità di ex-corsisti l'attivazione della comunità di pratica avviene a valle dell'intervento formativo, quando si parla di apprendimento in rete ispirato ai modelli di condivisione della conoscenza, si fa riferimento alla costruzione spontanea di gruppi di professionisti che, attraverso strategie collaborative, mirano ad arricchire il loro bagaglio conoscitivo e di competenze.
La genesi dei due casi di creazione di comunità è diversificata, così come risultano dissimili le motivazioni che spingono questi due aggregati ad unirsi; mentre nel caso degli ex-corsisti l'aggregazione in una comunità di pratica è favorito da una sorta di effetto inerziale, dovuto alla comune esperienza di partecipazione ad un processo formativo che li aveva già visto "gruppo , le comunità professionali si costituiscono principalmente per il vantaggio competitivo derivante dalla condivisione di esperienze e conoscenze tacite, viste come opportunità di crescita collettiva (G. Trentin, 2001).
Le comunità professionali rappresentano la forma evoluta del modello e degli elementi distintivi dei sistemi territoriali; il suo ruolo si realizza nel sostenere il processo accelerato di apprendimento e di condivisione dei saperi per la costruzione di valore.
Le comunità virtuali, senza limiti territoriali, sono soggette alle perturbazioni dell'ambiente globale; esse sviluppano prassi di autoregolazione selettiva per accettare i cambiamenti metabolizzabili, permettendo l'innovazione e la crescita di valore; la capacità di autoregolazione è tanto più forte quanto maggiore è il capitale sociale, cioè i saperi e le reti di relazioni disponibili.
L'offerta progettuale delle comunità virtuali, per essere finalizzata alla reale condivisione dei saperi, deve realizzarsi nell'accelerazione del trasferimento di know-how, per la crescita e il consolidamento delle competenze, e nel sostenimento dello stile professionale orientato alla ricerca delle soluzioni dei problemi, sostenendo un modello cooperativo tra gli attori coinvolti; i servizi preposti alla concreta creazione di questi obiettivi per l'accrescimento di valore si avvalgono di tre diverse categorie di servizi, definiti informatiti e cooperativi e formativi:
(M. Boati, Asfor, E-learning Summit, Ilsole24ore, 21 marzo 2003).