Verso una comprensione più completa della CMC: la costruzione della realtà e l’importanza del contesto
Il modello SIDE e l’approccio “hyperpersonal” hanno portato a numerosi passi avanti verso una visione della CMC meno determinista e più completa. Questo passi avanti sono stati:
- L’abbandono della concezione matematica della Comunicazione Mediata da Computer come “trasmissione di dati”: essa viene ora concepita come una costruzione iterativa ed interattiva di senso da parte degli attori. La comunicazione ritorna ad essere vista come rituale (Paccagnella, 2000: 39).
- Le informazioni non sono beni naturali ma “prodotti sociali”, il potere e la ricchezza non vengono dall’accesso a grandi quantità di informazioni, ma dal controllo su come esse vengono create ed organizzate.
- La dimensione sociale, fatta di universi simbolici, sistemi normativi e codici interpretativi, è sempre presente nella CMC, in quanto è parte del nostro sistema cognitivo. Ciò deriva dal fatto che la realtà sociale sia un costrutto e non un’essenza ontologica o il risultato solo di fattori tecnologici ed economici esogeni.
- Gli effetti sociali presenti nella CMC non sono intrinseci alla tecnologia stessa, ma sono dovuti al contesto in cui essa avviene (Mantovani, 1995). Il contesto influenza le interpretazioni e le rappresentazioni che gli attori hanno delle proprie azioni.
Mantovani (1995) fornisce un modello di contesto sociale articolato su tre livelli: il primo è il contesto sociale generale in cui si trovano gli elementi interpretativi della situazione, il secondo livello è quello della vita quotidiana, in cui si trovano gli scopi delle nostre interazioni e il terzo è quello dell’interazione locale con l’ambiente tramite gli artefatti.
Percorrendo i tre livelli nel senso appena esposto (top-down) si capisce come l’azione locale trovi significato e senso solo se ricondotta al contesto generale, all’ordine simbolico in cui va collocata, mentre percorrendo i livelli nel senso opposto (bottom-up), si capisce come questo stesso ordine sia continuamente ridefinito e ricostruito dall’insieme delle singole azioni locali.
L’ultimo passo avanti fatto nello studio sulla CMC riguarda gli aspetti metodologici. Soprattutto dopo il 1993 con la nascita del world wide web, la CMC diventa un elemento della quotidianità di milioni di persone: ciò ha fatto sì che i metodi sperimentali di laboratorio, tipici della psicologia sociale e applicati per studiare piccole reti, cominciassero a mostrarsi inadatti per un fenomeno che iniziava ad essere di tipo sociale e culturale e, quindi, più adatto ad essere studiato con tecniche etnografico-interpretative. Cioè tecniche che permettessero di indagare gli universi simbolici e le culture che stavano dietro alle numerose comunità virtuali che hanno cominciato a svilupparsi in quegli anni.
L’ambiente della CMC non era più un ambiente fisico e definito (es. un azienda, una multinazionale, un gruppo di ricercatori universitari, etc.) ma un ambiente online, autonomo da qualsiasi altro ambiente fisico: era nato quello che noi conosciamo come ciberspazio, all’interno del quale si formano identità, si acquisisce del linguaggio, si negoziano norme e si differenziano ruoli.