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 Un calcolatore per essere adeguatamente utilizzato deve 
disporre anche di opportuni meccanismi per dialogare con l'utente: i vari 
dispositivi dedicati a questo compito vengono chiamati unità di ingresso e 
uscita. Nei primi calcolatori, questi dispositivi erano abbastanza primitivi 
poiché tutta l'attenzione era rivolta alla realizzazione della CPU e delle unità 
di memoria. Mano a mano che la diffusione e la commercializzazione del 
calcolatore ha portato ad un suo utilizzo anche da parte di personale non 
specializzato, è stato necessario introdurre unità di ingresso e uscita di 
maggiore semplicità nell’impiego. Oggi tutti i calcolatori offrono diversi 
dispositivi che rendono pratico e "amichevole" il dialogo con questo strumento. 
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 Fig. 122. Dispositivo di ingresso a 
due bit realizzato mediante due interruttori. Un semplice interruttore permette 
di inserire informazioni in forma binaria. Nei primi calcolatori l'inserimento 
dei dati e del programma era assai scomodo poiché avveniva cambiando la 
posizione di numerosi interruttori o modificando i cavi di collegamento tra le 
diverse unità di calcolo.   | 
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 Fig. 123. Dispositivo di ingresso per 
convertire numeri decimali in binario. Nei primi calcolatori, per facilitare 
l’inserimento di dati numerici venivano utilizzati anche particolari 
interruttori a rotazione di tipo decimale. Ruotando manualmente le diverse ruote 
su cui erano indicate le cifre era possibile inserire un numero in notazione 
decimale. Ogni ruota controllava minuscoli interruttori in grado di trasformare 
il numero decimale in segnali di tipo binario.   | 
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 Fig. 124. Un dip switches con 8 
interruttori. Sebbene oggi gli utenti dei calcolatori siano abituati a sistemi 
di ingresso molto più raffinati degli interruttori (come, ad esempio, la 
tastiera e il mouse), il loro uso non è del tutto scomparso. Attualmente gli 
interruttori vengono utilizzati per configurare saltuariamente i calcolatori e 
vengono detti dip switches.  | 
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 Fig. 125. Lampadina a filamento e 
lampadina al neon. Una semplice lampadina a filamento permette di visualizzare 
un'informazione di tipo binario (0, 1, oppure vero o falso). Nei pannelli 
controllo dei primi calcolatori (ad esempio, nel calcolatore ENIAC), al fine di 
risparmiare corrente elettrica e per una maggiore affidabilità venivano 
utilizzate lampadine al neon.   | 
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 Fig. 126. Alcuni led. I primi led 
furono prodotti nel 1962. Sono un dispositivo realizzato con la tecnologia dei 
semiconduttori e costituiscono una sorta di minuscole lampadine in grado di 
emettere luce di un dato colore.   | 
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 Fig. 127. Display nixie. Per la 
visualizzazione delle informazioni numeriche venivano impiegati dei dispositivi 
simili alle valvole termoioniche, detti tubi nixie. Ogni tubo poteva 
visualizzare una qualsiasi cifra, i cui tratti erano evidenziati mediante 
scariche elettriche tra elettrodi metallici opportunamente sagomati secondo un 
principio simile a quello dei tubi al neon.   | 
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 Fig. 128. Scheda perforata per 
calcolatore. Le schede perforate e il lettore di schede hanno rappresentato uno 
dei dispositivi di ingresso più comuni nei primi calcolatori e il loro uso è 
durato fino alla metà degli anni '70. La storia delle schede perforate è molto 
lunga e risale all’800. Infatti, erano state introdotte e ampiamente 
sperimentate negli Stati Uniti da H. Hollerith alla fine del '800 per la 
raccolta e gestione dei dati mediante le tabulatrici durante le operazioni di 
censimento. Ancora prima, le schede erano state utilizzate in campo tessile per 
il controllo dei telai per tessitura, come il telaio Jacquard agli inizi 
dell’800.   | 
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 Fig. 129. Macchina perforatrice per 
schede meccanografiche Bull. I sistemi meccanografici a schede perforate sono 
stati largamente diffusi per impieghi di tipo statistico e contabile (banche, 
assicurazioni, grandi aziende, ecc.). Prodotti da grandi industrie, come IBM, 
Bull, Remington, sono stati gradualmente convertiti in centri elettronici nel 
corso degli anni '60 e '70. Questo processo di conversione è stato agevolato 
dalla possibilità di riutilizzare nel nuovo ambiente elettronico tutto il 
patrimonio informativo già registrato su schede. In questo contesto, le schede 
perforate venivano quindi utilizzate come memoria secondaria.   | 
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 Fig. 130. Macchina perforatrice di 
nastri di carta. Il nastro perforato (di carta) avvolto a bobina, insieme alle 
schede perforate, è stato uno dei mezzi più comuni per l’inserimento di 
informazioni nei calcolatori del passato. Il principio di funzionamento (sia in 
scrittura che in lettura) è del tutto simile a quello delle schede perforate e 
fino agli anni ’60 è stato ampiamente utilizzato.   | 
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 Fig. 131. Tastiera alfanumerica 
aperta di un personal computer. Già nel 1956 alcuni ricercatori del MIT 
cominciarono a sperimentare l'uso diretto della tastiera alfanumerica per 
dialogare direttamente con il calcolatore. Inizialmente, questo dispositivo era 
utilizzato solo dall'operatore responsabile del funzionamento del calcolatore, 
mentre i normali utenti utilizzavano le schede perforate. A partire dagli anni 
'70 con l'introduzione di calcolatori sempre più potenti e di tipo interattivo 
(cioè in grado di interagire direttamente con l'utente), la tastiera ha 
rimpiazzato l’uso delle schede perforate.   | 
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 Fig. 132. Particolare di un mouse. 
Nel 1963, un gruppo di ricercatori guidati da D. Englebart, dello Stanford 
Research Institute, sviluppò il mouse, un dispositivo di puntamento rapido del 
cursore sullo schermo. Per un certo tempo questo dispositivo è stato utilizzato 
solo in settori specifici come, ad esempio, quello della computer graphics. 
L'uso del mouse si diffonderà a partire dal 1983 con l'arrivo sul mercato dei 
computer della Apple (Lisa e, poi, serie Macintosh) basati su interfacce 
grafiche orientate all'uso del mouse. Nei dispositivi più semplici, il mouse 
comprende una pallina che rotola durante lo spostamento e il cui rotolamento 
aziona dei sensori di movimento. A sinistra è visibile la pallina di movimento 
del mouse, mentre la freccia indica uno dei sensori di rotazione della pallina. 
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 Fig. 133. Stampante ad aghi. Uno dei 
dispositivi per l'uscita dei dati più importante è rappresentato dalla 
stampante. Nelle prime stampanti la tecnologia costruttiva era abbastanza simile 
a quella delle tradizionali macchine per scrivere e, soprattutto, a quelle delle 
telescriventi. Successivamente sono stati introdotti diversi tipi di stampanti 
basate su vari principi perfezionando di molto i primi dispositivi.   | 
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 Fig. 134. Il monitor a tubo catodico 
rappresenta il dispositivo più diffuso per la visualizzazione dei dati. Il suo 
funzionamento è del tutto simile a quello presente in un comune apparecchio 
televisivo. Lo schermo è internamente ricoperto di sostanze fosforescenti che 
possono essere eccitate da un fascio di elettroni "sparato" dalla parte opposta 
del tubo (cannone elettronico). Solo i punti colpiti dal fascio diventano 
luminosi.   | 
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 Fig. 135. Display numerici a led. 
Sfruttando la possibilità di miniaturizzazione di questi dispositivi, è stato 
possibile realizzare anche display alfanumerici.   | 
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 Fig. 136. Display a cristalli liquidi 
di una calcolatrice tascabile.   | 
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 Fig. 137. Display a cristalli 
liquidi. Display a cristalli liquidi di una calcolatrice tascabile. Questo tipo 
di display è stato inventato dall'americano G.H. Heilmeier nel 1965, ma per 
molto tempo non è stato sfruttato. In seguito, l'invenzione è stata 
progressivamente perfezionata in Giappone dalla Hitachi fino ad arrivare alla 
realizzazione di schermi da utilizzare nei calcolatori portatili a batteria. 
Questo dispositivo è caratterizzato da un consumo di corrente molto basso (più 
basso di quello dei display a led). Per tale ragione, a partire dalla fine degli 
anni '70 la tecnologia dei cristalli liquidi ha progressivamente sostituito 
quella dei led nell’ambito degli orologi digitali, delle calcolatrici tascabili, 
ecc.   | 
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