Le retribuzioni delle donne italiane
Le Retribuzioni in Italia: Differenza Uomini/Donne pari al 27%
Quali le differenze in termini retributivi e di carriera oggi esistenti tra uomini e donne?
Una significativa risposta a questa domanda arriva dal 2° Rapporto sulle Retribuzioni in Italia (per ulteriori informazioni www.corriere.it/rapporto dove è possibile consultare un significativo abstract dell’indagine), realizzato da OD&M; Consulting e Corriere della Sera su un campione di circa 100.000 donne, confrontate con i colleghi maschi, per un totale di oltre 500.000 profili retributivi.
La differenza generale è di circa il 27%; questo scostamento è in primo luogo determinato dal differente inquadramento, vale a dire che sono percentualmente molto meno le donne che riescono ad accedere alle categorie di inquadramento più alte e quindi alle relative migliori retribuzioni.
Tuttavia, la differenza compare anche all’interno delle stesse categorie, con variazioni significative, come nel caso del lavoro impiegatizio, nel quale più alta è la concentrazione percentuale delle donne.
I motivi delle differenze Uomini/Donne
Queste differenze risiedono soprattutto nel fatto che anche all’interno della stessa categoria contrattuale esistono gerarchie di responsabilità (e retributive) che nella maggior parte dei casi non sono presidiate da donne.
Proprio questo, ovvero la difficoltà delle donne ad accedere a livelli di responsabilità e di inquadramento più importanti, emerge con grande chiarezza dall’approfondimento di variabili diverse.
Età anagrafica: Differenze significative sin da giovani, destinate poi ad aumentare ulteriormente
Ci sono alcuni dati che confermano e bene evidenziano il fenomeno sopra descritto.
I primi riguardano un’analisi dei guadagni medi rilevati per età anagrafica che mostra chiaramente come il gap tra i sessi vada progressivamente ampliandosi con il passare degli anni.
Le donne con meno di 24 anni dichiarano in media 16.750€, contro i 18.600€ degli uomini aventi la stessa età, con una differenza, peraltro già significativa, pari a circa il 10%.
Ebbene, questa differenza sale fino al 35,6% tra i 41-50 anni, età nella quale sono ancora decisamente poche le donne che riescono ad essere dirigenti.
Anzianità nella posizione: L’esperienza di una donna è meno ricompensata
Le difficoltà a fare carriera emergono anche se si prende in il parametro dell’anzianità nella posizione, vale a dire l’esperienza accumulata in una specifica posizione professionale.
Nel grafico (e nella relativa tabella) dell’anzianità nella posizione appare come dopo un certo livello di esperienza i guadagni medi rilevati per le donne smettano di crescere, al contrario di quanto invece accade per gli uomini.
Scolarizzazione: Più si studia più le differenze aumentano
A proposito invece della scolarizzazione, l’analisi permette di evidenziare come più cresce il titolo di studio, più le differenze retributive aumentino (dal 20% della Scuola Media Inferiore al quasi 50% del Master):
In sostanza, si evince come ad un coerente percorso di crescita professionale ed economico rilevato per gli uomini (che vedono crescere i propri guadagni in virtù della maggiore esperienza e/o di un titolo di studio superiore) non corrisponda altrettanto per le donne, la cui esperienza e conoscenza sembrano essere meno apprezzate dal mercato.
New Economy più “giusta”con le donne ma non necessariamente più generosa…
Un ultimo elemento da prendere in considerazione è quello del comparto produttivo all’interno del quale si lavora? Quanto incide questo sui guadagni delle donne? I comparti emergenti e più giovani della New Economy evidenziano tendenze diverse?
Le rilevazioni effettuate (riportate nella tabella dove è fatta 100 la media generale degli impiegati donne) a prescindere dalla categoria di riferimento (e per questo maggiormente indicative per riassumere con un unico parametro possibilità di carriera e retribuzioni ottenute), sembrano evidenziare il fatto che i guadagni medi più alti per le donne appartengano in realtà ad alcuni tra i comparti più tradizionali e solidi della Old Economy e non al mondo della New Economy.
Telecomunicazioni, Consulenza ICT (ed ancora più indietro DotCom e Comunicazione&Advertising;) si posizionano infatti alle spalle di settori come quello Farmaceutico e delle Banche.
Per le donne quindi la New Economy non rappresenta l’opzione economicamente più vantaggiosa?
In realtà, da un’analisi più approfondita, è possibile rilevare come le ottime medie rilevate per le donne nei sopra citati comparti della Old Economy sono il frutto di un effetto traino, vale a dire che le donne che lavorano in questo comparto si avvantaggiano di una più generale “generosità” di questi settori che non di maggiori opportunità di crescita offerte.
Se infatti si considerano nuovamente le differenze uomini/donne, queste sono pari a circa il 25% nelle Banche ed al 30% nella Farmaceutica, percentuali che scendono invece al 16% nell’Informatica Industria e nelle Telecomunicazioni, fino al 9% circa delle DotCom, in assoluto il comparto con le minori differenze tra uomini e donne.
In definitiva, i settori dell’ICT presentano effettivamente situazioni più eque e maggiori opportunità per le donne, ma questo non necessariamente coincide con guadagni più alti.