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L'E-learning come formazione integrata

Il problema della formazione sincrona, tra E-reading e comunicazione mediata - a cura del Dott. Pietro Riccio - Docente Master in Tecnologie Digitali e Net Economy - CARID-Università di Ferrara - e-mail : pietro.riccio@consultingform.com


1. Premessa
Dei dati di partenza per questa analisi, li possiamo prendere sicuramente da una recente ricerca della ANEE (Associazione dei servizi e contenuti multimediali). La ricerca in questione, pubblicata come consuntivo per il 2003 dell’attività permanente di osservatorio sull’E-learning che l’ANEE svolge, ha rilevato un dato sconcertante. Su 57 Università italiane che offrono corsi di formazione a distanza, che da questo momento indicheremo come FAD, soltanto 12 funzionano correttamente.
Le potenzialità dell'E-learning, in termini di interattività e coinvolgimento degli studenti, continuano ad essere decantate da aziende ed Università, ma risulta sempre più evidente che l'offerta sul mercato rimane scadente.
Agli studenti vengono offerti supporti informatici per accedere al materiale didattico tradizionale, si assiste alla semplice trasformazione del foglio cartaceo in foglio digitale, ma questo non fa che rendere più scomoda la lettura dei testi, facendo perdere tutti i vantaggi della formazione on-line.
Dalla ricerca emerge che nel 60% dei casi si tratta di E-reading e non di Elearning.

Ma vediamo nel dettaglio.
Secondo i dati forniti dalla ricerca attualmente il 72% circa degli atenei italiani è impegnato di iniziative di formazione online.
Di questo 72% solo il 7,6% è rappresentato da quegli atenei caratterizzati da un’offerta a regime, mentre il restante 64,6% è costituito dalle vasta ed eterogenea nebulosa di sperimentazioni su piccola scala. La prima piccola fetta è essenzialmente concentrata a nord, mentre la seconda si estende a macchia di leopardo in tutta Italia, con prevalenza ancora una volta a nord e al centro. Il 28% circa delle università italiane ancora non ha intrapreso alcuna iniziativa in merito; si può tuttavia ritenere che questi atenei si stiano interrogando sulle possibilità e le modalità di adozione di soluzioni E-learning e che nel giro di qualche anno sperimentino attività di didattica online.
Uno dei fattori che sta contribuendo alla scarsa richiesta di componenti della catena del valore è da ricercare nell’approccio mediamente utilizzato dagli atenei
verso l’e-learning. Di fatto, nella maggior parte dei casi, si assiste ad iniziative autonome da parte di cattedratici desiderosi di portare avanti la causa, senza un reale supporto centrale ed istituzionale.
Si tratta per lo più di iniziative a carattere personale che, scontrandosi con le modestia dei budget a disposizione, faticano a trovare gli spazi – soprattutto economici – per l’adozione di un’offerta standard disponibile sul mercato.
Ne consegue che circa il 50% delle Università che dichiarano di fare E-learning, sviluppano in realtà supporti informatici che vengono messi a disposizione on-line.
Di fatto siamo di fronte ad attività di “E-reading” piuttosto che E-learning.
 


In effetti, è facile notare una cosa. Nel tanto parlare di FAD e di E-learning, spesso si fa confusione, perdendo di vista non solo quelle che sono le potenzialità di questa modalità formativa, ma soprattutto se ne perdono di vista le caratteristiche, tanto da ottenere qualcosa che dall’E-learning si distacca e che termina con il divenire qualcosa di altro, di diverso, come mette in rilievo la citata ricerca.

2. Le caratteristiche dell’E-learning
Un primo passaggio è dunque quello di specificare le caratteristiche che contraddistinguono l’E-learning, soprattutto mettendo in rilievo quelle componenti necessarie a definirla tale. Discorso che ci porterà ad individuare vantaggi e svantaggi delle sue specificità.

2.1 Una definizione
Visto che il nostro discorso parte da una ricerca ANEE, proponiamo la definizione di E-learning espressa dalla stessa ANEE nel rapporto sull’E-learning per il 2003, definizione che riteniamo ampiamente condivisibile:

L'E-learning è una metodologia di insegnamento e apprendimento che coinvolge sia il prodotto sia il processo formativo. Per prodotto formativo si intende ogni tipologia di materiale o contenuto messo a disposizione in formato digitale attraverso supporti informatici o di rete. Per processo formativo si intende invece la gestione dell'intero iter didattico che coinvolge gli aspetti di erogazione, fruizione, interazione, valutazione.
In questa dimensione il vero valore aggiunto dell'E-learning emerge nei servizi di assistenza e tutorship, nelle modalità di interazione sincrona e asincrona, di condivisione e collaborazione a livello di community.
Peculiarità dell'E-learning è l'alta flessibilità garantita al discente dalla reperibilità sempre e ovunque dei contenuti formativi, che gli permette l'autogestione l'autodeterminazione del proprio apprendimento; resta tuttavia di primaria importanza la scansione del processo formativo, secondo un'agenda che responsabilizzi formando e formatore al fine del raggiungimento degli obiettivi didattici prefissati.


2.2 Interazione sincrona e asincrona
Un nodo cruciale della definizione, emerge dalla distinzione tra interazione sincrona e asincrona, che porta ad analoghe modalità didattiche. Ma vediamo anche in questo caso delle definizioni.

2.2.1 Formazione asincrona
Per formazione asincrona si intende una situazione di relazione formativa in cui i soggetti comunicano da luoghi diversi e in tempi diversi. Non vi è dunque una presenza contemporanea di docente e discente, e quindi l’interazione tra di loro è ovviamente limitata. Gli strumenti che di solito vengono utilizzati in questa modalità formativa sono diversi. Si va dalla audiocassetta e videocassetta, al cd-rom, dal corso per autoapprendimento reso disponibile tramite internet, alla lezione trasmessa televisivamente, dall’utilizzo di e-mail, ai gruppi di discussione fra partecipanti on-line.

2.2.2 Formazione sincrona
Per formazione sincrona si intende una situazione di relazione formativa in real-time, in cui docenti e discenti comunicano da luoghi diversi ma contemporaneamente. Vi è dunque un’interazione che, seppure mediata dallo strumento informatico, è contemporanea, con tutti i vantaggi in termini di interattività che questo comporta.
Gli strumenti solitamente utilizzati per la modalità sincrona di FAD sono le chat room, le classi virtuali con un’integrazione che si basa sulla telefonia ma soprattutto su internet, la video o audio conferenza.

2.2.3 Formazione mista sincrona-asincrona
Una modalità di FAD che preveda l’utilizzo combinato di alcuni elementi metodologici e strumenti tecnologici delle due diverse forme di apprendimento, sincrona ed asincrona, viene definita come modalità mista. Sicuramente si tratta della forma più completa ed articolata di FAD.

2.3 Tutorship
Un secondo elemento che possiamo estrapolare dalla definizione presa in considerazione è quello relativo alla presenza di meccanismi di tutorship. Anche in un contesto di E-learning il tutor può essere individuato come quella professionalità alla quale sono affidati i compiti di facilitare lo studente nel percorso che porta alla acquisizione dei concetti, ma anche alla maturazione e alla consapevolezza professionale. Il tutor deve quindi aiutare lo studente a definire i propri obiettivi di studio, attraverso l’elaborazione di programmi concreti; deve aiutare il discente nel processo di autovalutazione e nella gestione autonoma dello studio; deve individuare e suggerire uno stile di apprendimento che sia produttivo per lo studente. Deve favorire l'ottimizzazione delle possibilità di apprendimento.
Questi compiti possono essere tranquillamente trasposti nella FAD. In questo caso cambiano le modalità, ma non le finalità.
Anche per il tutoraggio possiamo individuare delle modalità sincrone e asincrone, con possibilità di interazione anche nel secondo caso, mantenendo però il presupposto che il livello di interazione rimane comunque basso.

Come vediamo la funzione di tutorship è legata comunque alla scansione del processo formativo, secondo un'agenda che responsabilizzi formando e formatore al fine del raggiungimento degli obiettivi didattici prefissati che troviamo nella definizione di e-learning che abbiamo preso come riferimento.

2.4 FAD e formazione tradizionale, differenze, vantaggi e svantaggi
Un discorso sempre aperto, e sul quale stranamente non esiste un orientamento univoco di studiosi e operatori, riguarda il rapporto tra la FAD e la formazione tradizionale.
Indubbiamente la formazione in aula, la cosiddetta formazione in presenza presenta diversi vantaggi. Per partire, sicuramente possiamo far riferimento alla maggiore esperienza e confidenza che sia i docenti che i discenti hanno con la formazione tradizionale. L’esperienza insegna che la conversione da docente tradizionale a docente virtuale è spesso difficoltosa.
La docenza in presenza, inoltre, ha tutti i vantaggi dell’interazione faccia a faccia, con la possibilità di cogliere tutti i segnali della comunicazione paralinguistica e non verbale, con la possibilità di aggiustamenti comunicativi nel corso della comunicazione stessa. Delle caratteristiche della comunicazione mediata da computer torneremo, nel dettaglio, più avanti.
Un’altra componente essenziale della formazione tradizionale, della classe e della lezione frontale, è la componente sociale del processo formativo. Il confronto tra docente e allievo è costante, quello tra gli allievi lo è altrettanto, portando allo sviluppo di momenti collaborativi di apprendimento.
Ma per l’aula tradizionale non mancano gli svantaggi. La dimensione interattiva, che indicavamo come punto di forza, viene a mancare quando l’uditorio è molto vasto. Le università hanno sempre più spesso corsi seguiti da centinaia, se non migliaia di persone. In questo caso la vastità dell’uditorio annulla la possibilità di cogliere feedback di natura non verbali, a meno che non siano collettivi e clamorosi. Da non sottovalutare la ripetitività delle funzioni del docente, cosa che rischia di portare a meccanismi di demotivazione.
Rispetto alla formazione tradizionale, uno dei vantaggi della FAD, dell’Elearning in particolare, è costituito sicuramente dall’annullamento delle distanze. Docenti ed allievi possono interagire anche a grandissima distanza.
Le tecnologie informatiche, inoltre, consentono delle interazioni che possono essere sia one to one, sia one to many, sia many to many.La stessa possibilità di formazione asincrona costituisce un vantaggio della FAD.
Rendendo i contenuti disponibili e fruibili nei momenti e nei luoghi scelti dai discenti, la modalità asincrona comporta innegabili vantaggi. In questo modo è possibile seguire un corso on line da qualsiasi luogo al mondo, basta avere a disposizione un computer e una connessione ad Internet. In questo modo è possibile raggiungere studenti che abitano in luoghi collegati male, isolati, lontani da strutture tradizionali di formazione, e che altrimenti non avrebbero accesso ad opportunità formative.
Un altro fondamentale punto di forza della FAD è la grande flessibilità nei modi e negli stili di apprendimento. C’è la possibilità di personalizzare, sia da parte del docente che del discente, il percorso formativo. Si possono valutare le competenze e in base a queste individuare degli obiettivi specifici da raggiungere, in base alla situazione effettiva di chi deve essere formato. In questo modo lo studente non subisce il percorso formativo, come nella grande maggioranza dei casi, ma contribuisce a delinearlo in modo attivo e consapevole. In questo senso si può parlare di rivoluzione copernicana della formazione.
Da una formazione, quella classica, che si basa sulla centralità del mediatore didattico, di solito il docente, si passa ad una formazione, quella a distanza, che mette al centro il fruitore della didattica.
I software di gestione didattica, inoltre, consentono al docente una migliore gestione della didattica, con la possibilità di monitorare con efficienza il loro lavoro, il livello di preparazione raggiunto dagli allievi. La forma digitale consente anche una gestione più flessibile dei materiali didattici.
Diversi vantaggi derivano anche dalla notevole riduzione di costi che la FAD, in particolare l’E-learning, comporta.
Possiamo individuare vantaggi in termini di diminuzione di spese di viaggio, per la remunerazione dei docenti, per i materiali, oltre alla riduzione dei tempi di formazione e delle conseguenti spese.
Ma la trattazione nel dettaglio di questi vantaggi economici esula da quelle che sono le finalità della nostra trattazione.

3. E-learning e FAD sincrona, un binomio inscindibile?
Per dare una risposta a questa domanda, può aiutare, a nostro parere, in modo preliminare, la ricostruzione di quelle che sono state la tappe della FAD.

3.1 Le tappe della FAD
Se analizziamo la storia della FAD, possiamo individuare tre generazioni, ognuna caratterizzata da sviluppi e da strumenti ben precisi. Questa suddivisione deriva da Garrison e Nipper.

3.1.1 FAD di prima generazione – la posta ordinaria

La prima generazione è caratterizzata dall’utilizzo della corrispondenza ordinaria. L’origine di questa tipologia di FAD può essere collocata negli Stati Uniti e in Canada, nel XIX secolo, quando si cominciò ad utilizzare la posta ordinaria per la distribuzione a domicilio di materiale didattico. In sintesi, questa modalità didattica consisteva nell'invio per posta di libri e dispense ma anche di test che poi i corsisti dovevano restituire dopo averli evasi come verifica dei loro progressi formativi.

3.1.2 FAD di seconda generazione – la multimedialità
Lo spartiacque della seconda generazione può essere considerato la televisione. Il periodo di passaggio risale dunque agli anni sessanta del secolo scorso. A libri e dispense in formato cartaceo si affiancano audiocassette e videocassette, più tardi CD-rom e software didattici.

3.1.3 FAD di terza generazione – Internet
L’avvento delle reti telematiche modifica profondamente la FAD. In particolare l’innovazione arriva dalla reti delle reti, ovvero Internet. La rivoluzione vera e propria è una rivoluzione in termini di comunicazione. La grossa rottura della terza generazione, in questi termini, può essere vista su due versanti.

1.    Il primo riguarda la comunicazione tra studenti e allievi, molto rarefatta nelle prime due generazioni, se non praticamente inesistente.
2.    Il secondo riguarda la comunicazione tra studenti, questa impossibile nelle prime due generazioni di formazione a distanza.

In questo modo viene superata una delle maggiori difficoltà della FAD, quella di una totale mancanza di una dimensione sociale e socializzante del percorso formativo.
La formazione tradizionale ha un connotato di processo sociale che ne fa un indubbio punto di forza e che può essere recuperato attraverso la creazione di una comunità virtuale in cui sia possibile una effettiva interazione tra studenti, tutor e docenti.
L’E-learning si caratterizza dunque come strumento privilegiato della FAD di terza generazione, laddove le prime due generazioni sono contraddistinte da una modalità di formazione individuale, come modalità di approccio ai contenuti, contrapposto ad una modalità di apprendimento collaborativa propria delle comunità virtuali.

3.2 FAD di terza generazione, Internet come medium trasmissivo o come Medium collaborativo?
Dalla distinzione appena operata, tra formazione individuale, propria delle prime due generazioni di FAD, e formazione collaborativa, tipica della terza generazione, possiamo ricavare una seconda tipologizzazione, quella tra internet utilizzato come medium trasmissivo o come medium collaborativo.
Nel primo caso la rete è utilizzata semplicemente per scaricare del materiale, diventa dunque un sostituto tecnologicamente avanzato che sostituisce la posta come medium di trasmissione dei materiali didattici.
Nel caso in cui la rete sia utilizzata per creare luoghi virtuali, in cui docente e studenti possano agire in una comunità di apprendimento che ricalca la classe tradizionale.
In effetti, la questione se dover intendere Internet come medium trasmissivo o collaborativo, dal nostro punto di vista, è semplicemente retorico. Una FAD che utilizza Internet, invece che la posta tradizionale, continua ad essere una formazione di seconda generazione, addirittura di prima se i materiali didattici sono semplici unità testuali digitalizzate. La rivoluzione comunicativa, introdotta dalla terza generazione, non è sfruttata, il salto non è compiuto. Per usare una metafora, sarebbe come prendere una Ferrari ultimo modello per farla trainare da cavalli. In questo caso il passaggio dalla carrozza trainata da cavalli all’automobile non è avvenuto, anche se siamo seduti su un gioiello della tecnologia. La domanda non è tanto retorica però, se torniamo ai risultati dell’osservatorio ANEE.
La distinzione nel rapporto ANEE tra E-reading ed E-learning è corretta, alla luce delle considerazioni condotte. Può sembrare dura, eccessiva, ma nei fatti non lo è.
Eccessivo sembra l’uso del termine E-learning di cui fanno uso, o meglio abuso, molte università ed enti di formazione.

4. E-learning, il nodo dell’interazione sincrona
Posto che un approccio di E-learning non possa prescindere dall’utilizzo di Internet anche come medium collaborativo, posto che la caratteristica della FAD di terza generazione debba essere necessariamente essere la rivoluzione comunicativa che consente l’interazione tra docenti e allievi, e tra gli allievi stessi, quello che resta da indagare è la natura di questa interazione.
Può trattarsi di un’interazione esclusivamente asincrona, legata a forum, posta elettronica, gruppi di discussione, o una componente di interazione sincrona è auspicabile se non necessaria? Per rispondere a questa domanda, per la quale abbiamo già analizzato diversi fattori, possiamo ricevere altri spunti di riflessione dallo studio della comunicazione mediata da computer (CMC).

4.1 La CMC – Punti critici e vantaggi
La comunicazione personale via computer è nata verso la metà degli anni Settanta, quando la progressiva diffusione degli shared computer (computer ai quali si potevano collegare più utenti per condividerne le risorse) cominciò a dar vita alle prime reti che consentivano relazioni interpersonali mediate da elaboratori.
Questo tipo di comunicazione è stato oggetto principalmente di due critiche, tra loro collegate: la prima relativa alla sua presunta impersonalità, la seconda relativa al fatto che un rapporto mediato dal computer risulterebbe poco gratificante.

Riguardo alla prima critica sono stati fatti studi dallo psicologo J. Short (1976), che ha osservato l’impatto dei diversi media su quella che definisce "social presence", ossia la sensazione di calore e personalità di una comunicazione. Secondo Short i media che eliminano i codici non verbali della comunicazione e non sono interattivi abbasserebbero la social presence. Short con i suoi studi ha potuto effettivamente dimostrare come tutte le comunicazioni mediate perdano personalità se confrontate con la comunicazione faccia a faccia. Ha anche rilevato, però, come sia possibile bilanciare, o per lo meno attenuare, questa debolezza con l’elaborazione di un linguaggio specifico che in Internet può essere, per esempio, quello delle emoticon, che sono visi riprodotti con caratteri ASCII che servono ad esprimere un sentimento.

Diversi studi hanno però portato a ritenere che i new media, e Internet in particolare, siano in grado di realizzare un livello di social presence e gratificazione elevato.
Leuthesser e Kholi (1995), nelle loro ricerche, identificano nella "interaction richness" (misurata come il peso della componente di relazione faccia a faccia nella comunicazione totale) una variabile fondamentale nella creazione di un rapporto ottimale.
Grazie alle nuove tecnologie, però, le variabili da considerare per giudicare la ricchezza di un tipo di comunicazione non sono più solo la prossimità e la certezza di riferimento, ma anche la pluralità delle fonti e degli accessi alla comunicazione. Nello studio della qualità dei media si è sempre considerata la pluralità delle fonti come necessaria per la completezza e oggettività delle informazioni. Al riguardo assume importanza, come suggerito da Markus (1987), il concetto di "massa critica": il vantaggio di un utente a partecipare ad una rete di comunicazione di qualsiasi tipo cresce, infatti, più che proporzionalmente al crescere del numero dei partecipanti. In tal senso il potenziale di Internet è evidentemente superiore a quello di qualsiasi altro mezzo di comunicazione attualmente esistente. Un'ulteriore variabile nella valutazione della ricchezza della comunicazione conduce a rivedere il concetto di massa critica in termini relativi, cioè adattandolo alle singole situazioni di comunicazione. L'ipotesi che sostengono è che quel che rileva ai fini della ricchezza della comunicazione non è la massa critica di tutta la rete, ma quella dell'ambiente di comunicazione specifico all'interno del quale si svolge l'interazione. A questi contributi vanno poi aggiunti recenti studi che hanno dimostrato che, più che la qualità della relazione in sé, è il tempo necessario allo sviluppo di un solido rapporto ad influire sulla qualità di una relazione mediata dal computer. Nel lungo periodo quindi il livello di social presence e la sensazione di certezza dei riferimenti che risultano da una comunicazione in rete non dovrebbero essere influenzati dalla mediazione del computer.
Le due critiche presentate in apertura (impersonalità e scarsa gratificazione della computer mediated communication), dovrebbero considerarsi superate: la ricchezza comunicativa che deriva dal vantaggio da massa critica, vantaggio reso possibile dall'interattività di rete, dovrebbe essere già argomento sufficiente a rigettarle.

Diversi sono invece i vantaggi che la CMC, Internet in particolare, ci fornisce. Le normali coordinate di tempo e spazio vengono alterate nell'universo virtuale di Internet. Nei MUD i personaggi possono violare le leggi della fisica e della gravità fluttuando nell'aria, mentre nelle comunicazioni sincrone o asincrone la concezione del tempo viene dilatata: nella chat si hanno pochi secondi o qualche minuto per rispondere a una persona, nelle e-mail o nei newsgroup si può attendere una risposta anche settimane. Tra queste persone è possibile comunicare e spedirisi materiale in tempo reale anche se si trovano in luoghi diversi e con differenti fusi orari. Internet è anche un laboratorio sociale. È molto facile, una volta connessi, accedere a un numero indefinito di relazioni interpersonali. Secondo Lèvy (1999) una comunità virtuale si costruisce su affinità di interessi e conoscenze, sulla condivisione di progetti, in un processo di cooperazione e di scambio, e tutto ciò indipendentemente dalla prossimità geografica e dalle appartenenze istituzionali.

Dall'analisi dei contributi dei diversi autori citati, si evince come la CMC, e soprattutto la comunicazione mediata da internet, non fornisca particolari limiti alla possibilità di interazione tra utenti, anzi, come la bassa presenza sociale favorisca invece l'interazione. I vantaggi derivanti dalla massa critica sono inoltre assolutamente innovativi e sono ovviamente validi anche nel caso di progetti di Elearning. La possibilità che Internet offre di entrare in contatto con persone che ovunque condividono il proprio ambito di studi supera, e notevolmente, le potenzialità interattive della classe tradizionale.

4.2 E-learning e potenzialità
Con queste ulteriori riflessioni circa le caratteristiche della CMC, abbiamo tutti gli elementi per rispondere alla domanda che ci ponevamo.
Il discorso ricade inevitabilmente sull’E-learning come particolare modalità di FAD, come FAD di terza generazione, e sulle potenzialità che Internet apre.

La FAD di terza generazione è caratterizzata dall’interazione, dall’apprendimento collaborativo, dalla possibilità di restituire alla formazione il carattere di processo sociale che avevamo individuato come uno dei vantaggi della formazione tradizionale.

Dai contributi degli studi circa i meccanismi della CMC abbiamo visto come l’interazione sia possibile, superati alcuni limiti in termini di comunicazione non verbale e paralinguistica, anche grazie alle nuove tecnologie che con connessioni a banda larga e l’uso di webcam restituiscono molti tratti della comunicazione faccia a faccia, in modalità che ovviamente sono sincrone.

Perché l’E-learning allora dovrebbe fare a meno del momento sincrono?

In primo luogo, è evidente il fatto che il contatto interattivo diretto, sincrono, è oggettivamente meno noioso dell'accesso asincrono e quindi mantiene più alta la soglia d’attenzione. Si tratta di un metodo di comunicazione e apprendimento interattivo, e ciascun partecipante può "dirigere" attivamente il discorso anche fuori dalle previsioni, sentendosi parte attiva nel processo di formazione proprio e dei compagni di corso. Infine, un aspetto importante è costituito dalla possibilità d’avere un dialogo molto più rapido rispetto a quanto richiesto dai sistemi a lenta interattività.

In modalità sincrona, l’apprendimento collaborativo, la natura sociale del processo di apprendimento, in generale vengono facilitati, diventano analoghi ai processi della formazione tradizionale, con il grandissimo vantaggio dell’abbattimento dei vincoli di spazio e di tempo della comunicazione faccia a faccia.

Parlando di potenzialità, l’E-learning, servendosi della rete, condivide tutte le possibilità che sono proprie di Internet.
Internet è la realizzazione del tempo reale, della sincronicità della comunicazione.

Tornando alla metafora della Ferrari, un E-learning che non sfrutta le potenzialità di comunicazione sincrona offerte da Internet può essere paragonata ad una Ferrari che cammina con la seconda marcia inserita.
5. Per un modello di E-learning come formazione integrata
Qual è dunque il modello di E-learning che possiamo ipotizzare da queste brevi riflessioni?
Senza dubbio il punto di arrivo può essere quello dell’E-learning visto come integrazione di diverse modalità e strumenti di formazione, con l’obiettivo di sfruttare pienamente le potenzialità di ognuno degli strumenti e delle metodologie.

Quindi una formazione che sia composta da:
1.    interventi in presenza di tipo tradizionale;
2.    utilizzo di Internet come medium trasmissivo e collaborativo
3.    utilizzo di modalità di apprendimento sia individuali che collaborative;
4.    utilizzo di modalità sincrone ed asincrone.

5.1 Interventi in presenza

Indubbiamente è preferibile fare ricorso a interventi in presenza di tipo tradizionale, soprattutto se ci riferiamo a percorsi formativi impegnativi per durata e contenuti.
Soprattutto per lauree o master universitari, incontri di inizio e di fine anno possono dare una buona spinta alla creazione della comunità virtuale e alla chiara percezione della natura sociale del processo formativo. Workshop o momenti di raccordo sono sempre utili anche per rafforzare meccanismi creati da momenti di apprendimento collaborativo in spazi virtuali.

5.2 Internet come medium trasmissivo e come medium collaborativi
Le due modalità non sono da intendere come alternative. Sicuramente è importante una funzione di Internet come medium trasmissivo, con la possibilità di accedere on line ai materiali didattici, ai vari contributi che i docenti possono accumulare, anche come bibliografie o articoli sull’argomento. Ma, come dicevamo, non è pensabile ad un processo di E-learning che non sia basato su un utilizzo di internet come medium collaborativo, in cui si possano creare delle comunità virtuali di apprendimento, con un’interazione molto stretta. Importante dunque il ricorso a forum, chat avanzate, gruppi di discussione, tecnologie di audio e video conferenza. Un’ulteriore integrazione delle due forme può essere la pubblicazione di contributi e di lavori di gruppo, frutto della comunità, da scaricare come materiale didattico integrativo.

5.3 Apprendimento individuale e collaborativi
Questi due momenti non sono sicuramente in antitesi, ma sono due momenti altrettanto importanti della formazione, che vanno opportunamente utilizzati ed integrati.
Come nella formazione tradizionale nell’E-learning ci sono dei momenti di apprendimento individuale ma anche dei momenti di apprendimento collaborativo.
Ovviamente vi è una stretta connessione tra l’integrazione dei due diversi usi di Internet prospettati sopra.
Ad un momento individuale corrisponde un utilizzo di Internet quale medium trasmissivo, con l’acquisizione di contenuti scaricati dalla rete.
Il momento collaborativo è ovviamente legato ad un uso di Internet come medium collaborativo.
Il momento di apprendimento e di crescita individuale viene integrato dal momento di apprendimento e di crescita collettivo, in cui la rivoluzione comunicativa
della FAD di terza generazione consente l’interazione del discente sia con tutor e docenti che con altri discenti.

5.4 Interazione sincrona ed asincrona
Con questa ulteriore integrazione il cerchio si chiude.
Arriviamo ad una concezione dell’E-learning come vero e proprio momento di formazione integrata.
Le potenzialità che internet può fornire alla FAD sono pienamente sfruttate dal momento in cui la formazione viene ad essere erogata in entrambe le modalità di interazione.
Ed entrambe le modalità di interazione si integrano a loro volta con i diversi usi di internet e con le diverse modalità di apprendimento.
Se è vero, infatti, che la modalità di apprendimento individuale sembra maggiormente legata all’interazione asincrona, la stessa interazione asincrona può essere utilizzata in una modalità di apprendimento collaborativo.
Pensiamo in questo caso ai forum, o ai gruppi di discussione, che pur non prevedendo una co-presenza degli attori della comunicazione, sono comunque legate ad un momento di confronto e ad una concezione della formazione come processo sociale.
Meccanismi che, però, vengono sfruttati pienamente, come dicevamo, solo attraverso l’interazione sincrona, dove la classe tradizionale viene pienamente ricreata e dove ognuno può intervenire in ogni momento ed essere in tempo reale ascoltato da tutti, ponendo domande al docente, ma anche avanzando proposte e confrontandosi con gli altri. L’attività di docenza e la tutorship sono facilitate dalla continuità e dalla spontaneità dell’interazione sincrona. Paradossalmente il rapporto docente – discente diventa più reale in una situazione di CMC sincrona che nelle aule stracolme delle grandi facoltà, dove il docente sembra non essere altro che un ectoplasma intangibile materializzatosi dietro una cattedra o sul palco di un cinema per qualche misterioso motivo.

6. Conclusioni
Siamo partiti da uno studio dell’ANEE, fortemente critico nei confronti delle università, per cercare di chiarire la cosa debba intendersi per E-learning e come questo si inserisca nel discorso più ampio della formazione a distanza.
Siamo partiti da una definizione, da noi condivisa, ripresa dallo stesso rapporto dell’ANEE.
Dalla definizione abbiamo messo in rilievo due concetti, a nostro parere pregnanti, quello dell’utilizzo in progetti di E-learning di modalità di interazione sincrone, e quello collegato di tutorship.
Abbiamo ritenuto utile ripercorrere le fasi dell’evoluzione della FAD, per capire cosa le reti telematiche potessero offrire in termini di innovazione ma soprattutto di vantaggi.
Abbiamo visto come la vera rivoluzione della FAD di terza generazione sia da intendere in termini di comunicazione. Internet dà allo studente la possibilità di interagire sia con i docenti che con gli altri studenti.
Può essere in questo modo restituito alla formazione quel carattere di processo sociale che nel passaggio dalla formazione tradizionale alla FAD era stato perso.
Nel riprendere le nozioni fondamentali delle teorie della CMC, è apparso evidente che le moderne tecnologie informatiche siano in grado di superare i limiti classici della comunicazione mediata da computer, verso la possibilità della creazione di comunità virtuali in grado di instaurare modalità collaborative di apprendimento.
Alla luce di queste riflessioni abbiamo proposto un modello di E-learning che abbiamo definito come formazione integrata, in cui tutte le potenzialità offerte dalla FAD di terza generazione siano coniugate con quelli che abbiamo visto essere i punti di forza della formazione tradizionale, che nel nostro modello non viene assolutamente esclusa.
Un modello in cui l’interazione sincrona diventa fondamentale nel ricreare meccanismi di comunicazione quanto più possibile simili a quelli caratteristici della comunicazione faccia a faccia.
In definitiva, come abbiamo ripetuto più volte, realizzare progetti di E-learning tralasciando le possibilità offerte dalla rete significa mortificare le potenzialità dell’Elearning stesso.
Che a ricadere in questo meccanismo siano le stesse università diventa disarmante.
Quelle università che potrebbero e dovrebbero divenire il volano sia dell’esplorazione delle possibilità dell’E-learning stesso, sia della sua diffusione.
Università alle quali adesso tocca compito, in verità non semplice, di raccogliere le sfide ma soprattutto le possibilità che l’E-learning apre.
Sfide che, condividendo il rapporto ANEE, sono ancora lontane da poter essere vinte.




Riferimenti bibliografici

[ANEE Osservatorio sull'e-Learning, 2003]

Garrison G., R., (1985), Three generation of technological innovation, Distance Education, 6, pp. 235-241.
J. Short, E. Williams, B. Christie, The social psychology of telecommunications, John Wiley & Sons, Londra, 1976.

Leuthesser, Lance, Kohli, Chiranjeev, and Harich, Katrin, “Brand Equity: The Halo Effect Measure,” European Journal of Marketing, 1995, Number 4.

Marcus G. (a cura di), Connected. Engagements with Media, Chicago, University of Chicago Press, 1996.

Nipper S., Third generation distance learning and computer conferencing, in Mason R.D, and Kaye A.R., Eds, Mindweave: communication, computers and distance education, cap.5, Pergamon Press Oxford, UK ,1989.