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I metodi qualitativi

L’ ambito qualitativo si caratterizza per una forte attenzione sull’ aspetto dell’unicità dell’esperienza. I metodi qualitativi nascono dalle ricerche ermeneutiche e fenomenologiche, rifiutano le logiche della ricerca ipotetico deduttiva preferendo logiche induttive[1]. L’analisi qualitativa si prende carico di tutti gli elementi che non sono di competenza all’analisi quantitativa, favorisce un primo approccio alla ricerca e si attiva in una fase di socializzazione nella quale si ipotizzano gli strumenti[2]. A questo punto le conclusioni che si ottengono vengono riformulate in principi generali e successivamente viene creata una teoria della quale si verifica la coerenza[3]. La metodologia qualitativa, considera anche l’aspetto della misurazione, poiché quest’ultimo non coincide con la concezione di numero in se, ne con l’ unità di misura, bensì come uno strumento di specificazione[4]. Nel 1995 Ilja Maso sosteneva che i metodi qualitativi rifiutano le logiche molto rigide come quella ipotetico-deduttiva. I metodi qualitativi non vanno fatti risalire alla sensibilità del ricercatore[5].

Uno strumento di ricerca tipicamente qualitativo è l’ intervista che può essere strutturata in diversi modi, la prima tipologia, quella libera, ha lo scopo di ottenere dal soggetto delle precise informazioni perciò non è adatta per essere quantificata. Si ha anche l’intervista dinamica che non è strutturata e permette all’esaminatore di introdurre un tema e lasciar parlare il soggetto. In questo modo ciò che viene detto acquista un peso specifico. Nell’intervista strutturata invece tutte le persone rispondono allo stesso tipo di domande. Nell’intervista semi strutturata invece si ha uno schema che definisce i temi principali, ma il loro ordine di trattamento non è prestabilito. La tecnica è difficile da apprendere perché devono essere tenute in considerazione anche le reazioni di difesa che si attivano nell’intervistato come per esempio fornire risposte tenendo presente la tutela della privacy. La formazione dell’intervistatore è un aspetto importante perché in questo mestiere è cruciale saper instaurare rapporti umani. Una delle tecniche più usata è quella del role playing attraverso un’ intervista simulata. La preparazione dell’intervista deve essere effettuata in un certo periodo di tempo, attraverso gli studi dovuti perché l’intervistatore si possa impossessare dei dati necessari. In base al grado di strutturazione emergono i lati più introspettivi dell’intervistatore. L’intervistatore assume un ruolo sociale che però lo può portare a lasciarsi coinvolgere da fattori emotivi e personali. Perciò è importante che abbia chiaro come svolgere l’indagine e a cosa egli stesso mira, come ad esempio nel caso delle interviste autobiografiche, nelle quali l’obiettivo è conoscere in modo approfondito l’intervistato[6]. Anche chi viene intervistato deve avere voglia di rispondere alle domande perciò è importante riuscire a persuaderlo per fargli comprendere l’importanza delle sue risposte. La parte conclusiva che consiste nella schedatura delle risposte non si riduce solamente alla registrazione delle risposte, ma anche nell’annotarsi degli appunti durante il colloquio. L’altra tecnica è quella della riflessione parlata nella quale si tenta di far formulare ad alta voce i pensieri. Tra queste due tecniche d’inchiesta esiste un legame dato dal grado di strutturazione. L’inchiesta è uno dei mezzi più semplici e più utilizzati all’interno della ricerca in educazione, la sua complessità può partire da una rilevazione di frequenze per giungere all’incrocio tra le variabili o all’ utilizzo di più strumenti che interagiscano nel momento dell’ analisi[7]. Questa metodologia necessita di un’indagine approfondita sull’argomento da trattare poiché dalla fase iniziale scaturiscono le prime ipotesi inerenti al campione, agli strumenti e all’analisi dei dati. La scelta del campione non è un’operazione semplice e il più delle volte ha bisogno di essere negoziata in quanto le variabili da tenere sotto controllo non sono poche né di facile utilizzo da parte dello sperimentatore[8]. Alcuni tipi di variabili come ad esempio il comportamento di un ragazzo a scuola, non possono essere studiati in laboratorio. Affinché i casi che vengono studiati possano essere sufficienti e dunque generalizzabili, è importante che costituiscano un campione rappresentativo ovvero un modello che riproduca le caratteristiche esatte dell’insieme dal quale è estrapolato. Inoltre nella scelta del campione devono essere il più possibile evitati criteri soggettivi, perciò sono stati creati tre tipi di campionamento[9]:

  • Casuale, il sistema più comune è quello di inerire in un contenitore tutti gli elementi ed estrarli a sorte, logicamente durante l’operazione le probabilità dei rimanenti di essere scelti aumenta.
  • Sistematico, l’estrazione degli elementi può avvenire con un ritmo definito, come ad esempio, uno ogni tre.
  • Stratificato, in questo caso la popolazione di riferimento viene suddivisa in categorie dalle quali si estrae un numero di casi che rendono il campione non omogeneo.

Uno strumento che viene usato a carattere qualitativo è il test del chi quadrato[10]. che serve a stabilire se la distribuzione dei dati sia causata da particolari fattori o sia casuale. Il chi quadro analizza se i caratteri qualitativi sono connessi in modo significativo o meno.

Un tipo particolare di test è quello sociometrico che consiste nella formulazione di un questionario con il quale si chiede ad ogni membro di un gruppo di scegliere uno o più compagni per effettuare delle attività in modo tale da non lasciare equivoci, inoltre il numero delle domande è proporzionato al numero dei soggetti[11]. La sua validità è in relazione alle potenzialità dell’impegno dedotte dalle sue componenti. La costruzione di un test è in funzione della messa a fuoco di una nozione preesistente[12], in ambito scolastico ad esempio, la sua composizione deve basarsi sugli obiettivi generali. La sua validità consiste nel verificare prove che dimostrano ciò che esso deve in effetti misurare.

A seconda di come sono costruiti hanno una funzione diversa:

  • Predittiva, nella quale i soggetti vengono osservati per un certo periodo di tempo.
  • Diagnostica, in cui si cerca di evidenziare tutti quegli aspetti che non sono stati compresi dallo studente.
  • Descrittiva, in cui si descrive uno stato il cui valore è esclusivamente didattico.

Un tipo particolare di inchiesta è la ricerca correlazionale[13] che ha l’obiettivo di descrivere e studiare in modo simultaneo le relazioni tra alcune variabili che vengono prese in esame, ad esempio in ambito scolastico possono essere considerate l’intelligenza, la motivazione e il rendimento degli allievi che in fase iniziale di ricerca possono assumere un valore minore. In questo tipo di ricerca l’indice che misura il grado d’indipendenza tra i caratteri quantitativi è l’indice di correlazione di Pearson[14]. Inoltre, se la ricerca è di carattere esplorativo vi si può identificare l’aspetto relazionale, più incentrato sul rapporto tra le variabili, o quello predittivo riguardante alcune variabili analizzate in precedenti ricerche e proporne nuovi incroci. Uno strumento importante è la scala di valutazione che effettua un unico lavoro: la constatazione della presenza o meno di una manifestazione[15].Vi è anche una tipologia di scala di valutazione, detta Scala di Atteggiamento, che viene adottata per studiare le opinioni dei soggetti come del resto l’altra tecnica che è quella del Differenziale Semantico nella quale si presentano due serie di termini antitetici e si richiede di scegliere quelli che sono più rappresentativi per ricostruire il vissuto e le opinioni dei soggetti, per trarre una sintesi sul loro atteggiamento[16].

Tesi Laurea di Rachele Pierotti

 "La ricerca azione on line: programmi collaborativi tra scuole in Italia"

 Relatore: prof. Antoni Calvani


Corso di Laurea di 1° livello per Formatore Multimediale

Facoltà di Scienze della Formazione

Università degli Studi di Firenze

anno accademico 2003-2004