Information Comunication Technology
La grande quantità di informazione disponibile è di gran lunga superiore alla capacità di utilizzarla: la problematica non concerne la sua reperibilità , piuttosto si ritrova nella possibilità di tradurla in una forma qualitativamente idonea ad assistere l'uomo nelle proprie attività produttive e decisionali.
Probabilmente "abbiamo conquistato molta informazione, ma abbiamo perso in conoscenza , affermava già il poeta Thomas Eliot.
Le applicazioni dell'informatica, e più in generale delle Tecnologie dell'Informazione e della Comunicazione che si stanno diffondendo in tutti i campi delle attività socioeconomiche, si presentano oggi come il fattore condizionante per la produttività e per il rinnovamento dell'industria e dei servizi, e di conseguenza, per la competitività e il progresso dell'intero sistema.
Il complesso degli strumenti offerti dall'informatica e dalle applicazioni multimediali permettono di realizzare sistemi che aiutano a riguadagnare quella conoscenza che abbiamo in parte perduto.
La cultura dell'innovazione coincide oggi con la cultura della gestione della tecnologia. La rivoluzione indotta dall'Information Comunication Technology (in acronimo ICT) garantisce la simultanea disponibilità di conoscenze tecniche, sociali e umane grazie all'accesso a banche-dati da parte di persone, imprese, istituzioni.
Le caratteristiche di tale impatto possono essere così riassunte:
- Velocità .
- Accessibilità .
- Malleabilità .
L'ITC ha sensibilmente accelerato la velocità delle comunicazioni permettendo di permesso di snellire la raccolta delle informazioni stesse e la loro analisi, quindi i conseguenti processi decisionali rendono sempre più rapidi i processi produttivi. Le persone e le informazioni sono molto più interconnesse rispetto al passato. Tempo e spazio hanno sempre meno rilevanza con forti influenze nel modo di lavorare e di vivere.
L'ITC permette di manipolare contenuti, di modificare e connettere le informazioni che provengono da fonti diverse. Ciò determina una minore rigidità del sapere che deve essere trasmesso; l'apprendimento diventa sempre più decentrato nei suoi obiettivi e si può realizzare in ogni luogo.
In passato si è ritenuto che la semplice adozione delle nuove tecnologie potesse risolvere tutte le problematiche contemporanee: la risposta però si è rivelata parziale o controproducente, in quanto le Nuove Tecnologie possono addirittura aumentare la congestione informativa a livelli operativi, senza produrre sostanziali miglioramenti nella fruizione delle informazioni necessarie per conoscere, cioè per poter scegliere, decidere e governare.
Infatti troppo spesso nell'introduzione delle tecnologie, in particolare nei contesti formativi, c'è stata una scarsa considerazione delle teorie cognitive dell'apprendimento, così come spesso si è registrata una mancanza di analisi dei contesti educativi e formativi in cui le tecnologie vengono inscritte e utilizzate. Gli approcci tradizionali tendono a privilegiare gli aspetti tecnologici a scapito di quelli cognitivi, educativi e culturali.
Molte applicazioni tecnologiche non hanno soddisfatto gli obiettivi perché nella progettazione si è considerato solo il livello uomo-macchina, tralasciando di valutare il contesto organizzativo più ampio nel quale le tecnologie venivano inserite. In realtà , avvalorato dalle più recenti tesi cognitiviste di seconda generazione, il contesto si dimostra una variabile fondativa: le differenze di struttura e cultura organizzativa degli ambienti in cui le tecnologie sono inserite spiegano, infatti, le differenze nei modi in cui le tecnologie stesse vengono usate.
Le tecnologie, anche quelle educative, non sono neutre, in quanto presuppongono delle diverse concezioni educative e si differenziano per la qualità di iniziativa permessa al discente, per la loro trasparenza, visibilità e per la rappresentazione della conoscenza e delle discipline alle quali si rivolgono; più in generale si differenziano per epistemologia e teoria dell'apprendimento a cui fanno riferimento.
Si possono distinguere:
Tecnologie chiuse
Sono molto diffuse; la teoria dell'apprendimento che sottintendono è quella comportamentista, paradigma secondo cui le informazioni esistono obiettivamente nel sistema e vanno trasferite nella mente di chi impara. La loro caratteristica comune è quella di trasferire le informazioni dalla macchina all'utente seguendo percorsi in gran parte predefiniti. L'istruzione programmata è basata sull'esecuzione di abilità , e attiva la catena comportamentale stimolo-risposta, in vista di un determinato obiettivo o comportamento finale. Gli allievi, a cui è richiesta un'abilità di tipo esecutivo, portano a termine il compito al meglio in un ambiente ben strutturato, "comportamentalmente orientato.
Tecnologie aperte
Il paradigma teorico su cui si basano tali tecnologie è quello cognitivista-strutturalista; si tiene conto sia del contesto di riferimento, sia dell'utente a cui ci si rivolge, delle sue preconoscenze, delle sue necessità formative, delle sue modalità di apprendimento. Fin dalla progettazione vengono previsti usi flessibili, esplorativi, aperti. Il processo di apprendimento non è più descrivibile secondo la metafora del vaso vuoto da riempire: il discente, adulto o bambino, è sempre un attivo costruttore di conoscenze e di competenze. I modelli di apprendimento e le informazioni che egli possiede gli permettono di selezionare certi stimoli anziché altri, e di interagire con l'ambiente e con i contesti fisici e sociali che lo circondano.
I recenti sviluppi della psicologia cognitiva dell'istruzione hanno messo in evidenza come il concetto stesso di apprendimento sia mutato: con esso si intende lo sviluppo culturale, ossia l'azione sociale complessa che si svolge in contesti e quadri di attività storicamente e culturalmente definiti. L'apprendimento appare in tal modo nella sua reale natura di processo olistico, incentrato sui problemi, correlato al contesto e che coinvolge tutti i membri dell'organizzazione.
La didattica in presenza della tecnologia richiede sempre di più la capacità di progettare e condurre processi complessi in cui intervengono sia elementi umani che tecnologici.
Le Nuove Tecnologie Educative, definite come "metodi, criteri, tecniche e tecnologie rivolte a ricercare e utilizzare le forme e gli strumenti più adatti alla strutturazione e al trasferimento di informazioni e conoscenze con l'ausilio dell'informatica, telecomunicazioni e multimedialità (Didaforum, 1995), sono potenzialmente il punto di incontro fra didattica e tecnologia e, allo stesso tempo, punto di partenza per soddisfare le nuove esigenze di formazione. Di fronte alla certezza che una persona nel corso dell'intera vita non potrà accostarsi ad altro che ad una porzione molto limitata dello scibile, è sempre più aperta la questione di quali siano i reali bisogni informativi per il presente e il prossimo futuro.
Si tratta di imparare ad imparare: il vero "esperto creativo non è chi sa tutto ma chi sa molto, ed è poi in grado di aumentare le conoscenze della propria comunità affrontando problemi via via più complessi.
Il computer è uno strumento multimediale, in grado di integrare in un unico oggetto la lingua scritta, suoni, immagini statiche e i movimento, sia dal punto di vista della fruizione che della produzione e della diffusione del materiale.
Queste attività necessitano soprattutto di abilità di lettura e scrittura in senso ampio: comprensione e produzione di artefatti culturali. Il livello di alfabetizzazione di cui oggi abbiamo bisogno è più complesso e raffinato, deve cioè mirare ad una comprensione adulta del prodotto culturale.
Se è vero che lo strumento informatico cambia il modo di pensare e di interagire degli individui, esso interviene con più forza a modificare gli ambienti di apprendimento, sia nei contenuti, sia nel tipo di operazioni mentali richieste, sia nell'organizzazione delle strutture e dei curricola formativi.
La tecnologia introduce dinamiche nuove nei flussi di informazione e accelera i processi: si possono pianificare processi di apprendimento aperto e flessibile, suscettibili di adattarsi meglio alle differenze individuali, ai diversi contesti operativi e alle diverse esigenze didattiche.
Non vi è solo una richiesta di cambiamento nelle modalità di apprendimento ma anche un'esigenza di nuovi modelli organizzativi dell'apprendere che siano praticabili anche in età adulta su un numero sempre crescente di individui.