Lo studio del Ritorno d'Investimento
Il problema dei costi, di come valutarli e di come evitare che sfuggano al controllo degli organizzatori dell'esperienza formativa, assume un significato importante nel momento in cui si parla sempre più estesamente di online learning.
Nella valutazione dell'e-learning entrano in gioco un numero molto alto di variabili, legate al modo di ammortizzare gli investimenti necessari per mettere in piedi l'infrastruttura tecnologica a cui appoggiare i corsi in rete e allo scenario macroeconomico in cui si inserisce la formazione.
Le conoscenze erogate assumono sempre di più il carattere di "merce , rispondenti quindi all'andamento oscillante del mercato in cui si affrontano apertamente la domanda di apprendimento e l'offerta di formazione.
Il calcolo dei costi è opportuno per valutare se ci sono margini di utile finanziario o per calcolare il punto di break-even degli investimenti in tal senso, esattamente come se si trattasse di un'attività d'impresa.
"L'evoluzione delle tecnologie informatiche farà sì che i sistemi di Fad continueranno ad esistere solo se si realizzerà un'ottica di demassificazione della distribuzione del prodotto; nel futuro la Fad, sviluppata secondo criteri industriali e finalizzata al raggiungimento delle masse, decadrà come modello dominante (Garrison D. R., Shale D., 1987, in A. Calvani, M. Rotta, 2001). Questa affermazione ben si coniuga con la personalizzazione dell'apprendimento e con l'elevato grado di interattività richiesto per lo svolgimento del processo stesso, ma comporta uno sconvolgimento del principio economico di economia di scala, che aveva finora retto la realizzazione dei prodotti di formazione a distanza.
L'economia di scala suggerisce infatti interventi formativi indirizzati al maggior numero di utenti possibili per poter giustificare investimenti elevati nella produzione di materiali didattici di buona qualità ; materiali, quindi, che devono essere adeguati per il più ampio spettro possibile di fruitori e non essere di rapida obsolescenza. D'altro canto, l'approccio della formazione in rete si rivolge nel modo più personalizzato possibile ai discenti, sviluppando classi virtuali limitate dal punto di vista della composizione numerica: questo innalzamento del livello qualitativo indubbiamente costa (G. Trentin, 1999).
Il dibattito su come misurare il Ritorno d'Investimento (RI, o ROI, come Return of Investment) nella formazione è ancora aperto, soprattutto perché sono molto diversificate le ottiche sotto cui si formula il giudizio; chi considera il RI dal punto di vista dell'istruzione ne determina la misura sul lungo periodo; chi investe in formazione a livello aziendale necessita di un riscontro più immediato, considerando il processo di formazione come qualcosa che deve dare i suoi frutti (misurabili in termini di crescita di profitto) nel breve periodo, il più breve possibile.
Phillips presenta il RI in termini di rapporto costo/benefici (J. J. Phillips, 1998, in G. Trentin, 1999); la valutazione di questo rapporto nei processi di e-learning risulta più complesso rispetto ad una trattazione relativa alla formazione tradizionale, in quanto è necessario distinguere la posizione di almeno due entità interessate all'analisi del RI: le Istituzioni Pubbliche che erogano corsi a distanza e il settore privato (imprese, aziende e le stese agenzie di formazione).
Le Istituzioni Pubbliche basano l'analisi dei costi su un confronto con la formazione tradizionale, considerando parametri comparativi consolidati; i Privati invece valutano la Fad confrontando il processo rispetto all'ingaggio a tempo determinato di un formatore per attività in aula.
In entrambi i casi, l'analisi dei costi risulta più agevole rispetto alla definizione dei benefici, percepiti come soggettivi e relativi, soprattutto se non traducibili in un riscontro economico immediato. Molti studi dimostrano come partendo da differenti definizioni di benefici si arrivi a diverse indicazioni di RI per lo stesso processo formativo.
COSTI: Sempre Trentin illustra, attraverso gli studi di Clukier (J. Clukier, 1997, in G. Trentin, 1999), come i costi dell'e-learning siano calcolati in base ad una comparazione con la formazione in presenza.
L'idea diffusa della Fad come più economica rispetto alla formazione in presenza non sempre si rivela realistica, in quanto il costo è in funzione della progettazione del corso, dello sviluppo e della sua erogazione: possono esistere dei corsi online anche più costosi degli interventi formativi tradizionali, giustificabili ovviamente solo i virtù del maggior livello qualitativo. Si possono indicare una serie di metodi per individuare i costi di riferimento: si può pensare in termini di costo per unità (costo totale ripartito per il numero di utenti), oppure costo totale (ripartito solo fra gli utenti che portano effettivamente a termine l'iter formativo, escludendo così il tasso d'abbandono, voce non indifferente per il calcolo dei RI); e ancora, il costo totale può essere rapportato ad uno specifico periodo di tempo (anno, mese) oppure si può considerare il costo del corso nella sua intera durata.
Un'ulteriore categorizzazione avviene tra costi fissi e costi variabili: esemplificando, i costi fissi coprono tutte quelle voci indipendenti dal numero degli studenti, mentre i costi variabili contemplano invece quelle voci che dipendono dal numero dei discenti (infrastrutture, servizi, tutor, personale tecnico-amministrativo...). Si può dividere ancora fra costi diretti e costi indiretti, quelli cioè relativi alla produzione di un certo materiale o all'erogazione di un certo servizio, e quelli già presenti nel sistema, che non sono correlati unicamente alla specifica produzione di quel materiale o di quel determinato servizio.
Dopo questo quadro terminologico di riferimento si può comparare l'andamento dei costi di formazione di un sistema a distanza rispetto alla formazione tradizionale: Trentin parla di costi fissi per la formazione in presenza inferiori alla Fad di prima e seconda generazione: la produzione di materiale ad hoc della Fad condiziona non poco questa ripartizione.
I costi variabili si presentano specularmene invertiti: maggior è il numero di studenti nella formazione in presenza, maggiore è il numero di docenti coinvolti (e questo compromette notevolmente il contenimento dei costi); nella Fad si presentano costi variabili (duplicazione del materiale didattico e sua distribuzione) in proporzione di gran lunga inferiori alla formazione tradizionale: il costo medio per studente tende a diminuire di molto all'aumentare del numero dei corsisti.
Ponendo la comparazione tra la Fad di prima e di seconda generazione e la Formazione in rete si ha una rivisitazione delle voci stesse da considerare: ritornano la figura del tutor e quella dell'esperto e cade la convinzione che l'economia di scala del prodotto di tipo estensivo possa portare ad un ammortizzamento del capitale investito.
L'andamento dei costi dell'e-learning risulta essere quindi molto più simile ai sistemi di formazione in presenza rispetto alla Fad di prima e seconda generazione, con costi iniziali più bassi, dovuti all'uso di materiale già esistente in rete, che però a regime tendono a mantenersi superiori rispetto alla Fad tradizionale a causa l'azione di tutoring.
BENEFICI: i benefici di un percorso formativo, per quanto soggettivi e difficilmente traducibili in termini economici in maniera univoca, si possono raggruppare in tre denominazioni:
- Benefici attesi: sono quelli che rappresentano esplicitamente il fine ultimo dell'azione formativa; non vanno letti esclusivamente nel breve periodo, ma soprattutto nei possibili e successivi "effetti a cascata che possono realizzare. La famializzazione con i servizi telematici, l'acquisizione di metodi di lavoro collaborativo e la gestione dei problemi mediante le metodologie del problem solving portano ad un'apertura mentale che migliora sensibilmente l'aspetto professionale nel suo complesso.
(In ambito strettamente aziendale però, l'azione formativa è vista come una crescita conoscitiva tesa a "monetizzare il più rapidamente possibile l'impegno e il tempo speso a parteciparvi). - Benefici non tangibili: sono quelli non traducibili in senso economico: la soddisfazione nel lavoro che si sta svolgendo, l'aumento di credibilità dell'organizzazione, il miglioramento del lavoro di gruppo e la riduzione dei reclami della clientela. Anche se i benefici non tangibili non hanno dei riscontri monetari diretti, sono fondamentali perché creano le condizioni di un incremento di profitto.
- Benefici non previsti: sono trasversali alle due categorie precedenti, e risultano indotti dall'azione formativa senza esser stati previsti a priori; per esempio, l'uso della rete per il processo d'apprendimento può determinare una sensibilizzazione tale nei confronti delle nuove tecnologie da risultare infine un'ulteriore crescita professionale, con nuovi sbocchi e nuovi ruoli, sia per il singolo che per l'azienda.
Il problema maggiore resta comunque la stima di quanto si è disposti a impegnare finanziariamente a fronte di un certo beneficio atteso; la tematica si complica ulteriormente se il beneficio non è valutabile in termini di ritorno monetario propriamente detto, e quindi più difficilmente comparabile con i costi d'investimento.
Il rapporto risulta ancora meno lineare se si pensa alle modalità dell'apprendimento dell'e-learning: un'intensa attività collaborativa continuata nel tempo fra tutti i partecipanti non vincolati dalla presenza fisica simultanea nello stesso luogo.
La comparazione non può reggere, data la disomogeneità delle condizioni di contesto (formazione docenti-tutor) e della strategia all'approccio formativo (approccio collaborativo).