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ICT e cambiamento

Lo sviluppo e la diffusione delle nuove tecnologie hanno già determinato, e ancor più determineranno, dei cambiamenti radicali nell’organizzazione del lavoro, nella vita quotidiana, nella produzione e nella distribuzione di beni e servizi, nella cultura e soprattutto nei rapporti sociali.

Spesso, a termini come elettronica ed informatica è stato associato quello di rivoluzione; tale rivoluzione non si è fermata solo alle sfere della vita privata o della produzione, ma ha investito anche la sfera pubblica, le istituzioni, la politica e i suoi processi.

Dunque, riguarda il modo in cui ciascuno può essere cittadino.

La peculiarità della rivoluzione tecnologica attuale consiste, non solo nella centralità della conoscenza e dell’informazione, ma nell’applicazione delle stesse a dispositivi per la generazione della conoscenza e per l’elaborazione e la comunicazione delle informazioni, in un ciclo continuo di innovazione ed usi della stessa.

Secondo Castells (2002) gli impieghi delle nuove tecnologie negli ultimi decenni hanno attraversato tre fasi distinte: (a) automazione dei compiti, (b) sperimentazione di nuovi utilizzi, (c) riconfigurazione delle applicazioni. Nei primi due stadi l’innovazione tecnologica si è sviluppata ed è stata assimilata tramite il learning by using (cit. in Castells, 2002, p.32), mentre nel terzo stadio, i fruitori hanno acquisito la tecnologia tramite il learning by doing, finendo per riconfigurare le reti e scoprire nuove applicazioni.

La diffusione delle ICT di conseguenza, accresce sempre di più il potere della tecnologia stessa e di coloro i quali hanno la capacità di sfruttarla. Le nuove tecnologie non sono solo nuovi strumenti da applicare, ma soprattutto nuovi processi da sviluppare.

La rivoluzione tecnologica ha fatto sì che le nuove tecnologie dell’informazione e della comunicazione si diffondessero in tutto il globo con velocità fulminea in meno di due decenni, tra la metà degli anni Settanta e la metà degli anni Novanta. Ciò evidenzia una delle caratteristiche di questa rivoluzione, ossia l’immediata applicazione al suo sviluppo delle tecnologie da essa generate, collegando il mondo attraverso la diffusione dell’informazione. In realtà, come abbiamo appurato precedentemente, ampie aree del globo e parti consistenti della popolazione sono escluse dal sistema che si è venuto a creare; inoltre la velocità di diffusione delle ICT è stata, e tuttora è, selettiva sotto il profilo sia sociale che funzionale (ivi, pp.43-45).

L’informazione non rappresenta più soltanto la risorsa più importante nelle organizzazioni sociali, ma il dato che addirittura le caratterizza globalmente, tanto che si parla appunto di società dell’informazione. Essa è diventata una delle precondizioni del processo democratico: se il sistema della comunicazione è alterato, l’intero processo democratico è distorto (Rodotà, 1995).

Sempre Castells (2002) ci parla di un nuovo “paradigma tecnologico” [1], come fondamento essenziale della nuova società.

Prima caratteristica di tale paradigma è l’informazione stessa, rappresentando, essa stessa, la sua materia prima: le nuove tecnologie servono per agire sull’informazione, non solo per far sì che le informazioni agiscano sulla tecnologia. Il secondo elemento si riferisce alla diffusione pervasiva ed invasiva degli effetti delle ICT: poiché l’informazione è parte integrante dell’intera attività umana, il nuovo sistema tecnologico incide profondamente su tutti i processi della nostra esistenza. La terza proprietà riguarda la logica a rete di qualsiasi sistema o insieme di relazioni, come possono essere le reti civiche o le comunità virtuali, che fanno uso delle nuove tecnologie dell’informazione. Questo perché, la morfologia della rete è tale da adattarsi perfettamente alla complessità delle interazioni esistenti al suo interno e la sua logica si diffonde in tutti i tipi di processi ed organizzazioni, crescendo in modo esponenziale, crescendo esponenzialmente anche i benefici di stare all’interno della rete stessa, grazie al più grande numero di connessioni.

Gli svantaggi per chi si trova all’esterno del sistema aumentano con il suo sviluppo, a causa della diminuzione delle opportunità di raggiungere gli elementi interni alla rete.

Quarta ed ultima caratteristica, legata all’interconnessione, fa riferimento alla flessibilità. Questo segno distintivo, la flessibilità appunto, risiede nella sua capacità di riconfigurazione, proprietà fondamentale in una società contraddistinta dal cambiamento continuo e dalla fluidità organizzativa. La flessibilità potrebbe rivelarsi una forza di liberazione, ma anche una tendenza repressiva, se chi detiene il potere e gestisce la regolamentazione, sono sempre i soliti potenti (Castells, 2002, pp.75-77).

In sintesi il paradigma della tecnologia dell’informazione è determinato dalle qualità di comprensività, complessità e reticolarità. La dimensione sociale della rivoluzione dell’ICT sembra destinata a seguire la legge sulla relazione tra tecnologia e società proposta da Kranzberg: “La tecnologia non è né buona né cattiva, nemmeno neutrale” (Kranzberg,1985; cit. in Castells 2002, p.81).

E’ infatti una forza, più che mai sotto l’attuale paradigma tecnologico, che penetra al cuore della vita sociale degli individui.

I cittadini devono essere protagonisti di questa società che si sta formando, cittadini ai quali l’articolo 19 della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo (1948), riconosce il diritto di cercare, ottenere e diffondere informazioni. E, nel momento in cui la circolazione delle informazioni viene sempre più affidata alle tecnologie informatiche e telematiche, è su questa frontiera che deve essere cercata e costruita la nuova cittadinanza. Perché questo possa realizzarsi, sono necessarie, come già affermato, politiche di alfabetizzazione [2] per partecipare attivamente e con cognizione di causa al fenomeno telematico - che si spera cesserà presto di essere un fenomeno elitario per caratterizzare tutto il tessuto sociale – e, di conseguenza, se si vogliono evitare fenomeni di esclusione di massa che inciderebbero direttamente sulla natura democratica di un sistema.

“La necessità di diffondere capillarmente la conoscenza delle nuove tecnologie e delle loro modalità d’uso è irrinunciabile, se non si vogliono avviare pesanti processi di esclusione, e dunque di riduzione della democrazia” (Rodotà, 1993, p.588).

L’alfabetizzazione è dunque necessaria per conoscere e difendere i nostri diritti, anche all’interno del cyberspazio, come il diritto di accesso alla comunicazione elettronica, secondo il quale uno stato veramente democratico dovrebbe garantire libertà ai cittadini, riguardo la scelta di associarsi a provider privati, che possono offrire servizi aggiuntivi personalizzati, oppure pubblici, che garantiscono la gratuità dei servizi di comunicazione principali, affinché anche ai soggetti più svantaggiati sia garantita la possibilità di informarsi e comunicare.

Tale diritto dovrebbe essere garantito primariamente dalle amministrazioni pubbliche locali tramite la costituzione di reti interattive.

Altri diritti sono rappresentati: 1) dall’interattività del sistema di comunicazione, ovvero la possibilità di non essere solo un utente passivo, ma di poter utilizzare le potenzialità dei nuovi mezzi per comunicare in modo bidirezionale; 2) dal diritto alla riproduzione dell’informazione, allo scopo di non favorire ulteriormente la politica finanziaria attuata dalle lobbies del software [3] (Freschi e Leonardi, 1996, pp.113-114).

L’uso delle ICT deve essere perciò riferito alla generalità dei cittadini, configurando in questa prospettiva la natura dei nuovi servizi, che devono concretamente presentarsi come universali.

Secondo quanto scritto nello studio dell’Ocse (1991), nella prospettiva della cittadinanza, “il servizio universale, definito come l’accesso ad un servizio di appartenenza alla collettività sociale, e come un elemento costitutivo del diritto alla libertà di espressione e di comunicazione, come il servizio sanitario e l’istruzione, deve essere assicurato dal potere centrale con le dovute risorse fiscali” (ivi, p.24).

Al concetto si servizio universale si accompagna quello di open access. Solo in questo modo le reti possono divenire strutture aperte ed interattive, capaci di favorire la creazione e lo sviluppo di comunità elettroniche in grado di partecipare e di influire direttamente sulla vita amministrativa e politica.

La nuova cittadinanza inizia a definirsi nel momento in cui al cittadino vengono garantite le libertà più importanti, ossia la libertà di pensiero, la libertà di espressione e il pluralismo della comunicazione (Sartori, 1996), poiché solo attraverso di esse il cittadino diventa in grado di costruirsi un’opinione ragionata e consapevole, frutto di una presa diretta della realtà.

L’esistenza di tali libertà e dei diritti ad esse associati – diritti civili, sociali e politici – permettono al cittadino di poter realizzare i propri obiettivi e progetti, sfruttando nel migliore dei modi le proprie capacità e le risorse disponibili, anche attraverso l’instaurazione di relazioni sociali che permettono il contatto ed il confronto con realtà ed opinioni diverse.

L’applicazione stessa delle nuove tecnologie della comunicazione permette a molte persone in condizione di svantaggio di partecipare attivamente a reti di relazioni sociali capaci di sviluppare e potenziare le loro capacità.

Il concetto della nuova cittadinanza che si crea con l’avvento delle ICT, non riguarda soltanto le nuove modalità d’azione dei cittadini, ma, in modo particolare, la necessità di realizzarle pienamente per tutti. E’ importante che sia realmente data a tutti la possibilità di creare nella rete vere e proprie aggregazioni virtuali, tra di loro diverse per natura e finalità, ma diverse anche dalle collettività che si individuano nella realtà, soprattutto per il fatto di essere caratterizzate dall’assenza di spazio e di tempo. In una situazione in cui i tradizionali soggetti politici sembrano essere in crisi, risulta fondamentale dare spazio a queste nuove forme di organizzazione sociale, utili per tutta la popolazione che abbia intenzione di prendere parte alla vita sociale e politica in maniera più attiva e partecipata.

Tesi di Laurea in Comunicazione Politica :
"Democrazia e nuove tecnologie: rischi di esclusione e opportunità di partecipazione"

di Sara Cirulli


- Universita' per Stranieri di Perugia -
- Facolta' di Lingua e Cultura Italiana -
- Corso di Laurea in Comunicazione Internazionale -