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Impatto delle ICT sul processo democratico

La democrazia deliberativa

Nello scenario degli studi politici, sta crescendo il dibattito sul concetto di democrazia deliberativa, proposta come un superamento o comunque un completamento della democrazia rappresentativa – il modello attuale di democrazia.

Alla base dell’idea di democrazia deliberativa vi è la premessa che le preferenze politiche sono normalmente divergenti e che lo scopo delle istituzioni democratiche deve essere quello di risolvere tale conflitto.

Se fino a ieri i partiti politici erano il luogo principe di formazione ed espressione della partecipazione politica, oggi è necessario recuperare il consenso democratico, passando anche all’esterno del filtro della loro azione.

Se i partiti non sono più luoghi di mediazione politica efficace tra istituzioni e cittadini, è necessario costituire nuovi luoghi dove tutti i soggetti interessati ad un problema possano discutere, proporre soluzioni, valutare le ragioni pro e contro le diverse alternative.

In tale prospettiva, l’avvento delle ICT e delle sue applicazioni permettono ai cittadini di partecipare più attivamente, e direttamente, alla discussione politica.

Data la velocità di diffusione delle informazioni, si è creata la possibilità di attivare flussi comunicativi tempestivi, di tipo orizzontale, tra i vari gruppi sia fisici che virtuali.

Attraverso la costituzione di comunità nella rete, attraverso lo scambio di informazioni nelle chat e nei forum, i cittadini hanno la possibilità di intervenire in modo immediato per poter approfondire quei temi imposti dall’agenda politica, che risultano troppo spesso difficili da capire e da trattare, soprattutto per una popolazione troppo poco consapevole delle problematiche specifiche su cui è chiamata a prendere una posizione e che, alle volte, possono anche provocare contrasti all’interno delle comunità stesse [2].

Si individua così l’idea habermasiana di ragione comunicativa, la quale suggerisce l’immagine di un processo deliberativo comune, in cui le conclusioni sono raggiunte attraverso lo scambio di ragioni in assenza di coercizione (Habermas, 1996).

Le nuove tecnologie, comprimendo lo spazio e il tempo, permettono la discussione diretta, per poter raggiungere, in seguito ad un esame ponderato di tutte le possibili alternative, un consenso che tenga conto delle diverse posizioni assunte. La prospettiva deliberativa, quindi, riconosce la capacità degli individui di essere convinti da argomentazioni razionali e di abbandonare interessi particolaristici alla luce di un interesse collettivo.

Al cuore dell’idea di democrazia deliberativa vi sono due aspetti fondamentali, che marcano la sua specificità.

Da un lato l’assunzione dell’endogenità delle preferenze politiche: la persuasione razionale presente nella deliberazione rende infatti possibile ripensare la propria posizione; dall’altro lato, e come diretta conseguenza, “la deliberazione si pone l’obiettivo di arrivare ad un consenso motivato razionalmente – di trovare delle ragioni persuasive per tutti” (cit. in Curini, 2003, p.3).

Per inquadrare meglio gli aspetti che caratterizzano la democrazia deliberativa è utile dare una definizione neutra di deliberazione: questa può essere descritta come una discussione pubblica dove un gruppo di individui, prima di prendere una decisione collettiva, parla e ascolta in sequenza con lo scopo di persuadersi a vicenda (Gambetta, 1998).

In questo senso, la deliberazione non è un’attività isolata, ma coinvolge piuttosto l’interazione tra due o più individui[3].

Una deliberazione è politica quando conduce ad una decisione finale vincolante per una comunità, e nel contempo può anche essere democratica quando la discussione conduce ad una decisione attraverso un voto da parte di tutti coloro coinvolti dalle conseguenze di una data decisione (Curini, 2003).

La democrazia deliberativa può anche essere definita come un processo dove le preferenze iniziali sono trasformate per tenere conto dei punti di vista degli altri.

Nel corso di un processo deliberativo le preferenze autointeressate tendono a scomparire, infatti in un dibattito pubblico, occorre presentare delle considerazioni che riflettano un bene comune, o per lo meno che rinviino ad aspetti riconosciuti come rilevanti ed importanti da tutti. Nella discussione, perché si possa raggiungere un consenso collettivo, è necessario che, innanzi tutto, chi ascolta debba credere che chi parla possegga delle informazioni che sono sia private, nel senso non possedute da chi ascolta, che rilevanti, nel senso che l’ottimalità delle decisioni dei partecipanti è funzione di tali informazioni.

In secondo luogo, chi ascolta non deve essere dogmatico, ossia, di fronte a delle nuove e convincenti informazioni, deve essere disposto a cambiare le proprie idee, e di conseguenza le proprie decisioni; infine la comunicazione deve essere credibile, poiché chi parla deve attuare un’attività strategica, in cui cerca di influenzare le ipotesi dei decisori ultimi. Il grado in cui il parlare ha successo nel cambiare le preferenze dipende da come esattamente gli individui in una discussione, assimilano ed interpretano le informazioni che chi parla offre volontariamente.

Condizione necessaria, ma non sufficiente, affinché il parlare influenzi i processi decisionali, è che chi parla e chi ascolta abbiano almeno un qualche interesse comune.

Questo è reso possibile dalle nuove tecnologie dell’informazione e della comunicazione, in quanto permettono la creazione di nuovi canali di comunicazione attraverso i quali le persone poco informate, che vogliono avvicinarsi al discorso politico, possono riuscire ad interpretare correttamente tutte le informazioni a loro disposizione.

Internet diventa uno strumento che permette di trasformare il semplice individuo in un cittadino consapevole, in quanto dà la possibilità di ottenere informazioni specifiche, su specifici argomenti, mettendo in rilievo le diverse opinioni e posizioni circa uno stesso tema.

Come afferma anche Sartori (1996), vi sono tre condizioni perché si possa parlare di democrazia, ossia quando vengono garantite alcune libertà fondamentali: (1) libertà di pensiero, vale a dire la possibilità di attingere a tutte le fonti disponibili di informazioni, un accesso garantito che permetta di controllare le informazioni stesse, in modo che non siano inquinate; (2) libertà di espressione che, connessa alla libertà di pensiero, rappresenta la possibilità di dare un seguito concreto alle proprie idee, organizzandosi e diffondendo le proprie opinioni; (3) pluralismo dei media, ossia la garanzia dell’esistenza di più fonti dalle quali reperire l’informazione. Quest’ultima condizione è essenziale perché si possa portare avanti una funzione di controllo dei principali mezzi di comunicazione e delle rispettive proprietà, alle quali corrispondono i rispettivi giri di interesse (ivi, pp.67-73).

Le nuove tecnologie d’informazione e di comunicazione garantiscono appieno l’esistenza di queste libertà, in quanto danno la possibilità di reperire tutte le informazioni che si desiderano intorno ad uno specifico tema, potendo contare su una pluralità di fonti, che garantiscono la visione di diverse posizioni circa quel tema, e consentono la costituzione di comunità nelle quali confrontarsi, anche per dare un seguito concreto alle proprie convinzioni.

Le ICT danno al cittadino la possibilità di poter orientare la propria decisione al dibattito politico in ragione di un’interpretazione di ciò che può essere utile o buono per la comunità politica stessa.

La deliberazione non intende manipolare le opinioni, ma cerca di individuare le ragioni più pertinenti affinché chi deve decidere sia messo nella condizione di avere conoscenze ponderate che lo aiutino a fare una scelta competente (Urbinati, 2001).

Possiamo così sottolineare come la deliberazione debba comunque essere difesa, innanzi tutto per le sue proprietà, in quanto procedura per raggiungere delle decisioni collettive: la deliberazione ha infatti il ruolo di aiutare a scoprire le strade migliori per raggiungere dei fini (Elster, 1998). E’ quindi soprattutto un meccanismo pragmatico, sebbene il suo uso possa determinare anche altre conseguenze.

Concludendo, si può notare come Internet, che simboleggia il luogo delle decisioni collettive, poiché permette la consultazione di tutti on-line, possa rappresentare per la democrazia deliberativa, oltre che il canale informativo per eccellenza, anche uno strumento fondamentale per il cittadino consapevole ed informato.

Le nuove tecnologie, e soprattutto Internet, rendono possibile il raggiungimento di una decisione pubblica in seguito ad una specifica consultazione tra più individui, ma nello stesso tempo si costata la difficoltà di organizzare comunità on-line come vere e proprie comunità umane.

Questa visione di democrazia specifica l’importanza data all’autonomia politica dei cittadini nelle loro associazioni, usando la capacità di comunicazione orizzontale dell’ICT in generale, e di Internet in particolare. La preferenza per le applicazioni di Internet, quali il dibattito elettronico, la comunità virtuale e il televoto, implica che tale visione rappresenta una concezione sia sostanziale che procedurale della democrazia, e che è molto più vicino alla democrazia diretta che a quella rappresentativa (Dijk, 2002).


[1] Issues groups: forma di azione politica priva di qualsiasi rapporto con i tradizionali soggetti politici e fortemente segnata dalla cultura della rete.

[2] Come per esempio riguardo a tematiche relative all’uso di sementi ogm o la sperimentazione sugli embrioni umani.

[3] In inglese, to deliberate, ha un significato diverso che deliberare in italiano, vuol dire esaminare attraverso una discussione i pro e i contro di una scelta prima di decidere. Il significato in italiano mette invece l’accento sul dopo, sul decidere. Nella democrazia deliberativa l’attenzione è puntata sullo scambio dialogico, come modalità essenziale di formazione delle decisioni pubbliche e come nocciolo del metodo democratico.


Tesi di Laurea in Comunicazione Politica :
"Democrazia e nuove tecnologie: rischi di esclusione e opportunità di partecipazione"

di Sara Cirulli


- Universita' per Stranieri di Perugia -
- Facolta' di Lingua e Cultura Italiana -
- Corso di Laurea in Comunicazione Internazionale -