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Impatto delle ICT sul processo democratico

 

Scenario della democrazia rappresentativa, partecipativa e pluralista

Barber, teorico della democrazia rappresentativa, rappresenta forse il più acceso sostenitore dell’introduzione delle nuove tecnologie per l’allargamento della partecipazione politica ed il rafforzamento della democraticità dei regimi politici.

Il principio della delega dei problemi ai politici o ai partiti da parte del cittadino, secondo l’autore, sembra essere divenuta l’essenza della politica democratica, ed ogni altro modello di partecipazione alla cosa pubblica sembra essere impedito dalle moderne società.

Le potenzialità delle nuove tecnologie possono essere adoperate per sviluppare il dialogo democratico, sia a livello nazionale che locale, per rafforzare l’educazione civica, per garantire uguale accesso alle informazioni, per collegare individui ed istituzioni in reti di comunicazione che renderanno possibile la partecipazione a discussioni e dibattiti attraverso le grandi distanze, quindi per la prima volta metterebbero insieme persone che altrimenti non potrebbero comunicare (Barber, 1984, p.235 e p.274).

La possibilità attribuita al pubblico di decidere, senza mediazioni, su ogni problema, è stata anche considerata pericolosa per l’immaturità che esso potrebbe esprimere.

E’ perciò necessario che il singolo individuo impari ad utilizzare le nuove tecnologie con naturalezza e responsabilità, per poter usufruire dei propri diritti nel contesto di una democrazia più ricca di forme di partecipazione diretta al processo decisionale, dove sono maggiori le opportunità per esprimere la propria opinione.

Secondo Abramson, Arterton e Orren (1988), la presunta influenza positiva dell’ICT sulla democrazia, dipende completamente da quale visione si ha della democrazia stessa.

Una prima tipologia che gli autori individuano è quella della democrazia plebiscitaria, che vede il coinvolgimento diretto dei cittadini nel processo decisionale in merito alle politiche pubbliche, attraverso il ricorso all’iniziativa legislativa o referendaria; ciò implica una preferenza per la democrazia diretta piuttosto che per la democrazia rappresentativa. I sostenitori di tale tipologia vedono nei nuovi media la possibilità di aggregare istantaneamente le preferenze dei cittadini senza che vengano coinvolti in complesse discussioni (molto vicina all’ideale di democrazia praticata nell’agorà ateniese).

Proprio questo, però, rappresenta il punto debole di questa visione: la partecipazione politica in questo modo si rivelerebbe una mera registrazione delle opinioni preconcette di ciascuno, di opinioni non maturate, non riflesse.

Un’altra visione alternativa viene denominata democrazia comunitaria o partecipativa, in cui prendono rilievo forme partecipative non individuali, ma collettive, dove il mettere in atto dinamiche di discussione, persuasione e deliberazione costituisce il punto centrale di tale concezione. Viene promossa una socializzazione della politica, incoraggiando una cittadinanza più attiva.

L’accento è posto sulla formazione di opinioni in merito alla cosa pubblica, che sia la più ampia possibile, e su una particolare combinazione di democrazia diretta e rappresentativa. I suoi strumenti più importanti sono i dibattiti politici, l’educazione pubblica e la partecipazione in generale. Se i nuovi media avranno un ruolo positivo nel consentire l’utilizzo di questi strumenti, l’accesso per tutti risulterà di vitale importanza.

La terza concezione è definita democrazia pluralista perché in essa viene enfatizzato il ruolo che nelle società democratiche riveste l’esistenza di una pluralità di gruppi e minoranze. L’attenzione è posta sulla formazione delle opinioni all’interno delle organizzazioni sociali e fra di esse: la democrazia non esprime la volontà della maggioranza, ma quella di una coalizione di minoranze in mutamento, essendo il pluralismo nella discussione sociale, politica e mediale il suo valore più importante. Essa è una combinazione della democrazia diretta e rappresentativa, dal momento che la rappresentanza è esercitata non solo dai politici, ma anche dalle organizzazioni sociali.

I sostenitori di tale visione si aspettano che le ICT consentiranno una più grande varietà di forme di espressione e di canali – offrendo numerose opportunità per il pluralismo nella discussione politica, come dibattiti su Internet, e per le discussioni all’interno delle organizzazioni - rompendo con una comunicazione di massa e facilitando la formazione di issues groups[1] (ivi, pp.142-165).

L’esistenza di così tanti e diversi scenari però, può essere confutata dall’affermazione della rete, che ha permesso la nascita di quello che viene definito cyberspazio, dove si evidenzia la tendenza a dotarsi, a tutti i livelli, di infrastrutture per la comunicazione elettronica, destinate a divenire un vero e proprio sistema “nervoso” della società futura.

Si parla sempre più spesso di società dell’informazione globale, si avviano reti civiche, sperimentazioni dell’interattività rivolte al sistema politico che hanno il fine di accrescere la partecipazione politica attiva dei cittadini, cercando di innestare forme di democrazia deliberativa.

Tesi di Laurea in Comunicazione Politica :
"Democrazia e nuove tecnologie: rischi di esclusione e opportunità di partecipazione"

di Sara Cirulli


- Universita' per Stranieri di Perugia -
- Facolta' di Lingua e Cultura Italiana -
- Corso di Laurea in Comunicazione Internazionale -