Skip to content.
Logo tecnoteca

Portale Tecnoteca.it

Logo tecnoteca

Vai al sito aziendale Tecnoteca.com


 

Superare il digital divide

ICT e “salto della rana”

Negli ultimi anni si è fatta strada tra i membri delle Nazioni Unite l’idea che la diffusione delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione possa contribuire ad accelerare il processo di sviluppo nei paesi del Terzo Mondo.

La speranza è che le ICT consentano ai paesi in via di sviluppo di fare il cosiddetto “salto della rana”, ossia che inneschino un circolo virtuoso in grado di condurli allo sviluppo, senza passare attraverso tutte le fasi che tradizionalmente questo processo comporta.

Come spiegato nel World Employment Report 2001, una simile speranza trova fondamento in una serie di motivi di carattere tecnico ed economico.

In primo luogo, attraverso le applicazioni senza fili, wireless, i PVS possono evitare i più onerosi, in termini di tempo e denaro, investimenti per le infrastrutture di telecomunicazione fisse.

Dal punto di vista economico, invece, le ICT possono incentivare lo sviluppo attraverso molteplici canali. Per esempio le imprese locali dei paesi del Terzo Mondo possono avere la possibilità di accedere ai mercati globali per vendere merci che producono in esclusiva, quali ad esempio i prodotti artigianali tipici (Tramanti, 2003).

In altre parole, invece che rappresentare una grave piaga ed un ostacolo alla prosperità della società dell’informazione, il digital divide può anche essere percepito come una sfida che offre enormi possibilità per eliminare la povertà, promuovere l’espansione economica, aiutare i più deboli ad inserirsi nei mercati mondiali, accedere ai vantaggi della telemedicina, consolidare le istituzioni democratiche, migliorare governo ed amministrazione.

“Il digital divide esiste e potrebbe peggiorare, ma credo che il computer e Internet ci diano la possibilità di tirare fuori più persone dalla povertà più rapidamente di quanto sia mai successo nella storia dell’umanità. Ma non avverrà casualmente. Dobbiamo lavorare per questo” (Clinton, 2000; cit. in Spinola, 2001, p.67).

E’ realmente possibile pensare che sia realizzabile per i PVS un vero e proprio salto dei diversi stadi di sviluppo, per poter passare direttamente ad un modello di crescita basato sull’informazione diffusa, generalizzata e gestita in via remota, al fine di superare gli squilibri più evidenti dello sviluppo?

Sicuramente si può affermare che tale salto riguarda in primo luogo il superamento, attraverso l’adozione delle nuove tecnologie dell’informazione e della comunicazione, di quattro grandi ostacoli: (1) l’isolamento e la mancanza di collegamenti; (2) l’analfabetismo; (3) l’assenza di infrastrutture; (4) i bisogni (Zocchi, 2003, pp.225-226).

Nelle zone meno sviluppate del pianeta i più semplici servizi, a partire dall’elettricità, sono spesso mancanti, per questo risulta difficile anche solo pensare a costituire un collegamento; a volte esiste già un tipo di connessione, utilizzato dalle unità amministrative della zona, e non per le case private. Si tratta perciò di trovare il minimo indispensabile per poter creare un collegamento tra la zona isolata e il più vicino centro provvisto di accesso; ciò significa non solo reperire le attrezzature, ma fare in modo che siano trasportabili, installabili e mantenute come si conviene.

Per quel che riguarda l’alfabetizzazione, possiamo distinguerne tre livelli.

Il primo è costituito dalla capacità di saper interpretare un testo scritto; il secondo riguarda la lingua, in quanto non si può pretendere che, in qualsiasi luogo ci si trovi, tutti sappiano l’inglese; il terzo livello è rappresentato dalla fiducia che gli individui dovranno riporre nello strumento che gli si offre, e quindi verso chi glielo sta offrendo.

La problematica delle infrastrutture, legata alla carenza di collegamenti, sembra essere in questo contesto un fatto di ordine secondario: per paradosso, l’assioma di fondo sarebbe quindi che, senza necessità di costose e raffinate infrastrutture, basta utilizzare gli strumenti di base del posto, come possono essere asini, fuoristrada e un buon interprete, per colmare il gap digitale ( ivi, pp.228-232).

L’ostacolo più grande, però, rimane quello relativo ai bisogni, al quale si è accennato in precedenza. Risulta difficile individuare nei contesti di sottosviluppo, reali bisogni che spingano le persone a necessitare delle ICT.

Sono altri i problemi con i quali queste popolazioni, ogni giorno, sono costrette a lottare; contro avversità come la fame, le malattie, il freddo, in alcuni casi le prepotenze dei soldati o delle bande di predoni, se non contro gli interessi delle multinazionali alla ricerca di profitto.

Sembra quasi impossibile, ma la cosa più importante di tutte è far nascere in queste popolazioni un bisogno, anche se ancora non si sa precisamente di quale bisogno si tratti.



[1] Fonte: www.gandalf.it.

[2] Questo perché spesso nei paesi poveri esiste un’unica azienda monopolista di stato che rappresenta l’unico fornitore di servizi di telefonia.

[3] E’ il caso del Brasile che sulla diffusione dei personal computer ha investito risorse ingenti: oltre 14 milioni di siti web e 20 milioni di personal computer tra le famiglie brasiliane (Carbone e Guandalini, 2002, p.33).

[4] Interfaccia: in generale, ogni dispositivo che permette a due sistemi complessi di interagire connettendosi l’uno all’altro. Il termine viene comunemente usato per indicare le risorse hardware e software che consentono agli utenti di interagire con il computer.


Tesi di Laurea in Comunicazione Politica :
"Democrazia e nuove tecnologie: rischi di esclusione e opportunità di partecipazione"

di Sara Cirulli


- Universita' per Stranieri di Perugia -
- Facolta' di Lingua e Cultura Italiana -
- Corso di Laurea in Comunicazione Internazionale -