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Quali obiettivi conseguire marcando XML un'edizione critica ?

Dal punto di visto pratico, per gli studi filologici, gli utilizzi possono configurarsi principalmente nella creazione di strumenti estendibili e flessibili (ottenibili ovviamente rispettando criteri omogenei) in quattro campi: repertori, apparati, indici di parole e concordanze.

La marcatura XML può infatti rendere omogenei ed in formato elettronico, e quindi poi sottoponibili ad indagini automatiche, i repertori di collazioni, mettendo in pratica a disposizione dello studioso – in più rispetto al tradizionale testo critico a stampa – la possibilità di avere sottomano e di utilizzare a più livelli, fruibili a piacere o anche contemporaneamente, le varie lezioni proposte nel corso del tempo dai vari editori, od emerse nel corso della vita ricostruibile del testo in esame: in teoria – a seconda dell’implementazione effettuata – dalle testimonianze manoscritte alle varie edizioni a stampa. Inoltre il lavoro effettuato anche separatamente, se realizzato con omogenei criteri, può poi essere messo assieme o completato anche in momenti o luoghi diversi: ma risulterà comunque utilizzabile, perché strutturato non in modo visivo, ma in modo logico ed univoco.

 A livello di apparato si offrono poi i migliori sviluppi, in quanto l’estensibilità rende arricchibile all’infinito il lavoro recuperato dal passato attraverso la digitalizzazione delle vecchie edizioni critiche, che potrebbero finalmente essere rese disponibili ad un trattamento anche automatizzato in quando rese omogenee dalla sovrastruttura logica dei marcatori univoci XML, ma inoltre e soprattutto saranno sempre ulteriormente integrabili e rinnovabili alla luce di nuovi studi e di nuove edizioni critiche (che potrebbero essere realizzate direttamente con una marcatura univoca, partendo da un’idea e da un modello condiviso, standard, di tags ad hoc per l’ecdotica). Chiaro ed evidente però il problema di partenza: la definizione di una serie di criteri condivisi, che devono essere reperiti ed applicati su una tradizione pratica di ecdotica che spesso non lo è affatto, ma che sotto-sotto (non a livello visuale, tipografico) invece lo può essere: e questo è uno dei massimi scogli emersi durante l’attivazione di questo tipo di lavoro, che vuole in un certo senso strappare dall’umana ed estetica tendenza alla variazione ed alla varietà dei simboli e delle parole l’intimo senso pratico-logico delle espressioni (comunque, anche se troppo spesso ancora letterarie, scientifiche nel loro risultato pratico: perché è dall’apparato che poi emergono in ogni caso le lezioni ed il testo editi) che emergono dai testi degli apparati critici, salva restando ovviamente tutta la gamma delle problematicità volutamente lasciate aperte dagli editori, che può però essere proposta in modo concreto, ad esempio con un marcatore XML ad hoc, che raccolga dentro di sé le diverse possibilità espressivo-estetiche del filologo, trasformate in un simbolo però univoco.

Più immediato e chiaro l’uso praticissimo effettuabile a livello di indice delle parole contenute in un apparato e delle concordanze, che è in un certo senso anche premessa (oltre che esito) del ragionamento fatto in precedenza.

A lungo termine, ed in prospettiva auspicato, decisamente interessante ed affascinante risulta un utilizzo ipotizzato che possiamo chiamare secondario, ma che in realtà si presenta come un succulento punto d’arrivo: la marcatura XML, che ora effettuiamo rispettando criteri omogenei in manuale, potrebbe essere la base per la formalizzazione di un nuovo software che faccia in automatico ciò che fino ad ora noi stiamo facendo a mano; un software che sappia accoppiare a determinate scelte tipografiche o lessicali o di impaginazione delle edizioni critiche fino ad ora prodotte la marcatura automatica con tags XML predefiniti a livello standard. Una specie di super-scanner, che sappia leggere – in quanto da noi istruito con apposita programmazione – in modo scientifico le indicazioni estetico-tipografiche degli apparati e delle edizioni critiche.
Su questa base si potrebbe ipotizzare una filologia del futuro, che saprebbe uniformare con marcature XML le edizioni critiche del passato, e produrne di nuove già razionalizzate e interscambiabili e sovrapponibili. Insomma, creando uno standard di marcatura XML di un’edizione critica, si offrirebbero agli studiosi di filologia (non solo classica) nuovi strumenti potenti, estensibili, flessibili, e facilmente interscambiabili, che potrebbero viaggiare ed essere utilizzati o scambiati agevolmente su Internet, sfruttando al massimo le potenzialità dell’XML.


Pietro Bortoluzzi