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Come applicare la marcatura XML agli apparati critici ?

Il problema di fondo e di partenza è che gli apparati critici disponibili per uno stesso testo (che però non è mai sempre lo stesso, ma cambia leggermente ovviamente a seconda dell’edizione critica) sono stati in genere prodotti e scritti da studiosi diversi in periodi ed epoche diverse, e possono presentare notevoli differenze nel modo di organizzare le informazioni relative alle varie congetture ed alle scelte effettuate poi a livello di testo edito. Operare perciò collazioni in modo automatico fra i vari apparati in riferimento al testo critico edito risulta quasi impossibile, nonostante la filologia computazionale, sfruttando tecniche già utilizzate dai programmatori per individuare le differenti versioni dei listati di uno stesso programma, abbia fornito validi strumenti di aiuto al processo di collazione automatica, rendendo possibile individuare meccanicamente le differenze fra due o più testi digitalizzati, in modo da segnalare dove l’uno presenti aggiunte, sottrazioni, sostituzioni o trasposizioni rispetto all’altro.

Certamente la situazione cambierebbe se fosse possibile addivenire ad una sorta di uniformazione di concetti e di azioni, che consenta di operare poi in modo meccanico: questa possibilità potrebbe essere offerta da un nuovo sistema di marcatura ad hoc degli apparati e dei testi critici, che consentisse a livello di blocchi marcati – a livello di stringa di caratteri disomogenei – di avere però medesimo tag per medesimo concetto od azione. Cioè se fosse possibile arrivare a trasformare in serie di elementi marcati in modo univoco ed omogeneo testi critici ed apparati che invece sono stati redatti in modo disomogeneo e non univoco.
Andare quindi ad operare una marcatura XML con un criterio standard ed interscambiabile di un’edizione critica, finalizzandola all’obiettivo di creare blocchi concettuali che siano paragonabili poi fra loro e ad altri simili di altre edizioni od apparati o scritti di congetture testuali, significherebbe mettere a disposizione del filologo uno strumento, o forse meglio un oggetto informatico, predisposto poi ad essere analizzato in modo automatico, che potrebbe consentire con facilità e velocità di disporre di informazioni e di ipotesi e di ragguagli storici o per editore circa il testo che si vuole esanimare e studiare, infinitamente superiori a quanto può offrire una tradizionale edizione critica di un testo a stampa.

E su questo s’è basato il nostro tentativo di applicazione di modelli di marcatura XML ad un’edizione critica. Un tentativo che è ovviamente ancora in una fase ancora embrionale. Un lavoro che è tenuto volutamente ancora in fieri, e che questo scritto certo non esaurirà, limitandosi ad offrire alcuni esempi ed una strategia operativa.

La scelta poi – a livello di criterio di marcatura – che si è effettuata è stata quella di non applicare in prima battuta le regole previste dalla TEI nell’ideazione e nell’effettuazione del markup, che è stato invece realizzato con marcatori creati ad hoc sul momento, che – per ragioni soprattutto di ordine pratico, ma anche per non disperdere energie nel tentativo di inquadrare in qualcosa di già pensato per un campo predefinito che però non era esattamente quello su cui ci si confrontava, e per lasciare libera la possibilità di pensare alla struttura del documento anche a posteriori – sono stati realizzati con codici mnemonici brevi o facilmente identificabili, per favorire l’orientamento veloce nel documento marcato, che è stato utilizzato e gestito anche con editor di solo testo: così l’uso di <w> per indicare le parole latine del testo, oppure di <r> per indicare il responsabile della lezione o della congettura, poi potrà comunque essere tradotto con un foglio di stile XSL(T) nei marcatori che seguono invece lo standard TEI; ma l’ideazione di alcuni nuovi marcatori che unifichino in un concetto espresso da un tag, come ad esempio <conj> per la congettura, una serie di diverse parole/verbi/simboli o addirittura posizioni chiave utilizzate dagli editori, apre anche nuovi scenari, nei quali far magari rivivere a livello di informatica umanistica e di filologia computazionale le lachmaniane speranze di realizzare in modo meccanico, date alcune regole, le edizioni critiche, il che nel nostro caso significa cercare di fornire identificazioni univoche ed omologhe per provare a “catalogare” le varie operazioni (ed il peso delle stesse) effettuate dall’editore di un testo critico, di cui rende conto nell’apparato critico.

La TEI, inoltre, è stata tenuta fuori dalla fase iniziale del lavoro di marcatura sul testo critico e sull’apparato anche e soprattutto perché risulta ancora troppo legata a dare risposte a problemi più tipografici che concettuali, i quali invece noi ci siamo proposti ed intendiamo affrontare…

Ma in concreto ed in prospettiva, quali possono essere gli obiettivi conseguibili con la marcatura XML di un’edizione critica, o più in generale con l’applicazione della marcatura XML in modo standardizzato alle edizioni critiche (testo e apparato compresi)?


Pietro Bortoluzzi