Skip to content.
Logo tecnoteca

Portale Tecnoteca.it

Logo tecnoteca

Vai al sito aziendale Tecnoteca.com


 

Il divario interno

Il digital divide in Italia

Una delle caratteristiche del digital divide è la sua difficile definizione.

La frontiera tra inclusi ed esclusi sembra chiara, ma se si prova a precisare meglio quale sia il confine, ci si rende conto che diventa difficile proporre una definizione specifica.

La complessità è data dalla molteplicità dei fattori economici, geografici, sociali, culturali che contribuiscono a favorire o ad ostacolare l’esclusione digitale.

Nell’aprile 2004 (in base a ricerche fino a marzo) il numero totale di persone che accedono alla rete in Italia, anche occasionalmente, sarebbe salito a 14 milioni, che si riducono a 12,9 se si escludono gli accessi in situazioni esterne, come corsi di formazione, presso amici, in biblioteca o “bar” – e a circa 9 se si considerano le persone che dicono di collegarsi “almeno una volta alla settimana”. Sono circa 4 milioni le persone che dicono di usare Internet tutti i giorni.

Il numero totale di “utenti dal lavoro, da casa o da scuola” nel marzo 2004 è aumentato del 12 % rispetto al marzo 2003 [1].

Un’importante ricerca dell’Istat (2000) sulla società dell’informazione nel nostro paese, mostra il quadro italiano con una discreta precisione dandoci una prima idea su quale possa essere il significato di digital divide interno.

Senza andare ad elencare tutti i dati percentuali, si può constatare che il gap digitale è riscontrabile a tutti i livelli: generazionale, di genere, geografico e di censo. Il divario geografico è, forse, il più profondo in assoluto. Per quanto riguarda Internet, al Sud si registrano connessioni per appena il 13%, mentre il Nord e il Centro superano il 20%. Al Sud solo il 42% degli studenti utilizza abitualmente un computer contro il 60% di quelli del Centro-Nord. Bastano questi due dati a mostrare che il divario tra le aree più avanzate e il Mezzogiorno d’Italia è ancora sostanziale (Ordanini e Corrocher, 2001).

Per quel che riguarda la penetrazione di dotazioni ICT nei centri cittadini, essa è disomogenea su tutto il territorio: vi è una sorta di moltiplicatore delle differenze, che rallenta lo sviluppo della società dell’informazione, soprattutto nelle zone povere del Sud. Il quadro sostanzialmente evidenzia una situazione in cui una parte del Paese si avvicina sempre più alla nuova società, mentre un segmento significativo, anche se minoritario, rischia di essere definitivamente distanziato ed escluso dalle opportunità date dalla rivoluzione tecnologica, soprattutto se si tiene conto delle dotazioni infrastrutturali e di servizi collettivi (ivi, pp.45-47).

Che uno dei fattori determinanti del digital divide sia il reddito, appare un’affermazione abbastanza intuitiva, tuttavia la corrispondenza tra capacità economica e livello di accesso alla società dell’informazione non è poi così diretta. Per esempio la Valle d’Aosta, pur guidando le classifiche italiane relativamente al tenore di vita, è tra le più povere dal punto di vista delle infrastrutture; si può quindi credere anche all’esistenza di una disuguaglianza tra le possibilità offerte dal vivere in zone metropolitane, piuttosto che in zone periferiche, di montagna o campagna, facendo pensare ad un collegamento tra possibili ostacoli, determinati da fattori geografici, e applicazione delle ICT.

Non è sempre detto, dunque, che maggior ricchezza significhi maggior accesso. Si può trovare una corrispondenza tra basso reddito disponibile, minore dotazione infrastrutturale e scarsa dotazione di servizi telematici.

Comunque, il dato più evidente sottolinea che chi ha un reddito inferiore alla media nazionale, ossia il 35% della popolazione, ha molte meno possibilità di essere on line rispetto al resto del paese [2].

Per quanto riguarda il divario generazionale, il luogo comune vuole che Internet sia una cosa da giovani, ma come tutti i luoghi comuni contiene una parte di verità: la percentuale di utenti abituali di Internet decresce con il crescere dell’età.

Nel luglio del 2002 è stato costituito il Comitato tecnico per l’uso consapevole di Internet [3]; nell’introduzione del decreto si specifica che la possibilità di usufruire dei benefici derivati dall’applicazione delle ICT dipendono dalle capacità e dalle possibilità di usare liberamente e consapevolmente le stesse.

Inoltre, si precisa che i nuovi servizi di informazione: “devono essere garantiti a tutti gli utenti della rete (…) quali, ad esempio, gli anziani, i disabili sotto il profilo dell’accessibi

lità e usabilità degli strumenti” (art.1).

La popolazione anziana potrebbe rappresentare ancora un contributo importante al progresso dell’economia e della società, ma quasi sempre sono esclusi a causa del loro approccio nei confronti di tutto ciò che è nuovo; essi rifuggono dalle innovazioni, non si sentono in grado di incominciare un processo di formazione per qualcosa che non ritengono utile, affermando spesso che sia troppo tardi per imparare.

La presenza degli anziani rimane perciò debole. L’evoluzione avviene, e avverrà, prevalentemente per “invecchiamento” di chi è già on-line; anche se, comunque, non è ragionevole che un paese lasci che la popolazione anziana – rappresentante una buona parte del totale – venga lasciata fuori dalla possibilità di partecipare alla cittadinanza elettronica e non è sostenibile neanche aspettare che questo divario si chiuda soltanto tra una generazione (Buongiovanni et al.,2003, pp.122-123).

Bisogna stimolare un uso cosciente delle nuove tecnologie, perché queste discrepanze incomincino a ridursi.

In linea generale ad un uso corretto e responsabile delle ICT corrisponde la capacità di utilizzare il supporto delle nuove tecnologie, in particolare della rete, per derivarne integrazione all’interno della società dell’informazione; tale società deve essere costituita da tutti coloro che sanno utilizzare le ICT per quello a cui esattamente servono, e per far questo non è sufficiente aumentare i servizi o incrementare l’educazione informatica, ma è necessario, come per il digital divide globale, che vengano individuati i bisogni che si accompagnano all’uso di queste tecnologie, bisogni che sono inevitabilmente differenti da individua a individuo.

Ci si accorge così, che non si tratta solo di un fatto culturale, di una distanza che limita il dialogo, ma che in un certo senso è connaturata alla struttura della nostra società; che manca la componente del bisogno: nessuno andrà ad utilizzare un computer se non viene sentito come una necessità. E’ necessario creare un contesto di riferimento nel quale, attraverso formazione continua e creazione di ambienti positivi, possa essere percepito un bisogno, poiché solo la percezione di un bisogno impellente può permettere il superamento degli ostacoli all’utilizzo delle ICT (Zocchi,2003,pp.120-125).



[1] Fonte: www.gandalf.it

[2] ibidem.

[3] Decreto emanato dal Presidente del Consiglio dei Ministri.


Tesi di Laurea in Comunicazione Politica :
"Democrazia e nuove tecnologie: rischi di esclusione e opportunità di partecipazione"

di Sara Cirulli


- Universita' per Stranieri di Perugia -
- Facolta' di Lingua e Cultura Italiana -
- Corso di Laurea in Comunicazione Internazionale -